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Italiani nel Queens. L’integrazione di una comunità urbana

Giuseppe Fortuna
Roma, Carocci, 158 pp., €16,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il volume di Fortuna è uno studio sociologico che ha l’obiettivo di analizzare, nell’arco degli ultimi decenni, le comunità italiane nelle aree di Ozone Park, Astoria e Floral Park situate all’interno del multietnico quartiere newyorchese del Queens. Tali insediamenti, definiti dall’a. come «isole culturali» (p. 25), sono geograficamente non contigui ma mostrano modelli simili di interazione sociale nel contesto multiculturale che è andato definendosi negli Stati Uniti dagli anni ’70 del ’900.
Il volume è composto da una introduzione teorica relativa al tema dell’adjustment culturale degli immigrati seguita da cinque agili capitoli e una conclusione. Nel primo capitolo si offre uno spaccato delle cause che portarono alla grande emigrazione dall’Italia verso gli Stati Uniti fra ’800 e ’900, mentre dal secondo al quinto si prendono in esame alcuni aspetti della vita nelle comunità immigrate italiane, con un particolare interesse per l’associazionismo, il mercato del lavoro e la vita familiare.
L’a. basa il proprio studio su un approccio sociologico legato all’«osservazione partecipante», vale a dire un’osservazione diretta dei fenomeni sociali arricchita dal fatto che egli stesso sia residente da anni nel quartiere newyorchese, dove ha pertanto avuto modo di intervistare vari residenti di origine italiana. Tale approccio, seppur confortato dall’utilizzo di letteratura sociologica, comporta dei problemi metodologici, dal momento che Fortuna non indica chiaramente la consistenza e la tipologia del suo campione di intervistati. Il saggio offre sicuramente un interessante spaccato di vita delle odierne comunità italiane in quella che l’a. definisce come la contea più multietnica degli Stati Uniti. Tuttavia, a parere del recensore, presenta alcuni limiti. Se nel testo manca spesso una chiara periodizzazione relativa agli argomenti trattati, la sezione relativa alle cause della grande emigrazione si basa su una letteratura non aggiornatissima e, soprattutto, non spiega l’evoluzione storica degli insediamenti italiani nel Queens, analisi che sarebbe stata quanto meno opportuna per comprendere le odierne «isole» etniche. Inoltre, in alcune sezioni del testo non si offre sempre una chiara distinzione fra italiani (immigrati) e italo-americani (discendenti di italiani), che sembrano talvolta essere inseriti nella stessa categoria sociologica. Il capitolo sull’associazionismo etnico è quello maggiormente interessante, visto che rende più esplicite proprio le differenze, nonché le conflittualità, fra «vecchi» e «nuovi» immigrati, i cui rapporti – come giustamente ricorda Fortuna – sono oggi complicati dalla barriera linguistica, ma anche dalle diversità culturali e di aspettative rispetto alla partecipazione alle stesse associazioni etniche. In tal senso sarebbe stato interessante sviluppare maggiormente il tema dell’interazione delle associazioni con il governo centrale di Roma e le istituzioni regionali italiane. Il testo appare quindi una buona e accessibile lettura che avrebbe, però, beneficiato di maggiore rigore scientifico.

Matteo Pretelli