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Jo?e Pirjevec – Foibe. Una storia d’Italia – 2009

Jo?e Pirjevec
con la collaborazione di Gorazd Bajc, Darko Dukovski, Guido Franzinetti, Nevenka

Anno di pubblicazione: 2009

Pirjevec e i suoi collaboratori affrontano i fatti di violenza avvenuti ai confini orientali d’Italia nel settembre 1943 e nel maggio 1945 incrociando diverse versioni interpretative e attingendo a fonti rimaste trascurate. Il libro è soprattutto una ricostruzione di come gli infoibamenti, di cui si evidenzia la tragicità e la complessità, sono stati utilizzati in senso politico su scala locale, nella Venezia Giulia, e su scala nazionale, in Italia, nonostante l’occultamento di cadaveri nelle cavità carsiche abbia riguardato tutte le popolazioni e le forze militari presenti nella zona giuliana a prescindere dalle appartenenze nazionali. La recente attualizzazione della memoria sulle foibe anche in senso istituzionale secondo Pirjevec è l’atto finale di una prassi strumentale che trova origine già nel 1943, ad opera dei seguaci di Salò. Gli infoibamenti quale espressione della «barbarie slava» e il conseguente martirologio degli italiani sono diventati, dopo il 1945, i topoi della retorica politica della destra neofascista nell’Italia repubblicana, fino ad essere accettati, negli anni ’80 e ’90, dalle forze politiche di sinistra. Pochi e discutibili dati sono stati gonfiati a dismisura dalla stampa e dalla pubblicistica non accademica; il numero delle vittime è stato decuplicato dalla televisione di Stato. Le foibe sono così diventate parte della retorica politica e dell’immaginario collettivo nazionale. Oggi si parla di una tragedia italiana e la si imputa agli sloveni e ai croati; si equiparano, direttamente o indirettamente, i delitti nazisti e fascisti (come la Risiera di San Sabba) ai delitti commessi dalle forze partigiane e militari jugoslave e si presenta l’operato dei seguaci di Mussolini nella Venezia Giulia dopo l’8 settembre 1943 come difesa nazionale. Secondo Pirjevec, il fascismo finisce in sostanza per essere riabilitato come una forza di liberazione nazionale, mentre il martirio delle genti giuliane, tra violenze subite ed esodo, contribuisce (suo malgrado) a creare un’immagine diversa e deformata della complessiva vicenda italiana nella seconda guerra mondiale. Con le foibe in primo piano si getta insomma un velo d’oblio sulla politica fascista nelle terre adriatiche e sui crimini commessi durante l’occupazione della Jugoslavia; in più, le foibe sono diventate un simbolo utile per cercare di compattare una nazione in evidente crisi d’identità. Pirjevec non trascura di trattare il secolo dei nazionalismi che ha preceduto gli infoibamenti e trova costante il pregiudizio culturale (negativo) italiano nei confronti degli sloveni e dei croati, un atteggiamento che fu tendenzialmente razzista e il cui apice fu raggiunto dalla politica fascista nella negazione totale di qualsiasi identità non italiana nelle terre acquisite nel 1918. Tutto ciò, secondo lo storico sloveno, non può essere separato da quanto accadde nella Venezia Giulia dopo l’8 settembre 1943.

Egidio Ivetic