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Johannes U. Müller – L’Associazione ?Amici della musica? e l’origine delle istituzioni musicali fiorentine – 2003

Johannes U. Müller
Firenze, Edizioni Cadmo, pp. 325, euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il libro analizza le vicende di una delle maggiori istituzioni musicali italiane: gli Amici della musica di Firenze, nati nel marzo del 1920 per iniziativa di Ildebrando Pizzetti, Alberto Passigli ed altri amici, italiani e stranieri. Offre, quindi, una ricostruzione accurata e puntigliosa della crescita straordinaria di questa associazione, vista come espressione della società fiorentina di quegli anni, meno provinciale ed asfittica di quanto di solito non sia ritenuto, e del successo del suo tentativo di svecchiare ed internazionalizzare la cultura musicale italiana. La storia ?privata? dell’Associazione degli Amici della musica sarà destinata ad incontrarsi con la ?grande storia? quando Alberto Passigli, presidente e animatore dell’Associazione, cercherà di dare vita a Firenze alla terza (!) orchestra stabile italiana, dopo quella di Santa Cecilia e della Scala. Le ricerche compiute da Müller su questo tentativo risultano illuminanti su una vicenda che assunse il rilievo di un caso nazionale, sia sul fronte della cultura musicale italiana, che su quello dei rapporti fra politica e cultura negli anni del fascismo.
Sul primo punto, la ricostruzione contenuta nel volume non risulta del tutto esauriente, forse perché il rilievo prevalente dato agli archivi degli Amici della musica, porta a sottovalutare l’importanza dell’opera di Vittorio Gui, prima, e di G.M. Gatti, poi, nella costituzione della Stabile orchestrale fiorentina (1928) e del Maggio musicale fiorentino (1933) rispetto al pur indubitabile rilevo assunto, in quei due cruciali momenti, da Alberto Passigli. Gui e Gatti trasferirono infatti a Firenze il tesoro di esperienze e di progetti che essi avevano maturato a Torino anche grazie all’aiuto loro dato da un altro grande mecenate che finirà, poi, al confino fascista: Riccardo Gualino.
Molto più convincente risulta, invece, la ricostruzione di Müller per ciò che riguarda il processo di progressiva ?fascistizzazione? di tutte le istituzioni musicali fiorentine, attraverso un rossiniano ?crescendo? orchestrato da Ridolfi, prima, e poi da Delcroix e da Pavolini. Da questo punto di vista, il rilancio della musica venne interpretato dalla Federazione fascista fiorentina come uno dei principali strumenti di sviluppo del grande turismo internazionale a Firenze: il che consentì la pubblicizzazione dell’orchestra stabile fiorentina all’interno di un nuovo soggetto, l’Ente autonomo del Politeama fiorentino Vittorio Emanuele II e suggerì, successivamente, la concentrazione in mano pubblica di tutto il procedimento di nascita del Maggio musicale fiorentino. Finché gli stessi Amici della musica furono autoritariamente assorbiti all’interno del nuovo ente pubblico.
Per fortuna, in questo processo di illiberale accentramento politico, sopravvissero, almeno fino al 1938, quelle idee di rinnovamento della cultura musicale italiana che Gui e Gatti avevano portato a Firenze e che riuscirono, malgrado tutto, a segnare irrevocabilmente il futuro del Maggio musicale fiorentino.

Stefano Merlini