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Jörg Zedler (a cura di) – Der Heilige Stuhl in den internationalen Beziehungen 1870-1939 – 2010

Jörg Zedler (a cura di)
München, Spreti-Studien – Band 2, Herbert Utz Verlag, 382 pp., Euro 59,00

Anno di pubblicazione: 2010

Questo volume ci offre un’ampia panoramica sul ruolo della Santa Sede nelle relazioni internazionali, in particolare nell’Europa centro-orientale (Russia zarista e Impero asburgico inclusi) dal 1870 al 1939. Cioè dalla perdita del potere temporale fino alla fine del pontificato di Pio XI. Esso approfitta anche dell’apertura, nel 2006, degli archivi vaticani fino a quella data. Si tratta di un’opera collettanea che presenta i risultati di un convegno internazionale tenutosi a Monaco nel 2009 con la partecipazione di quindici studiosi e docenti universitari, soprattutto tedeschi, ma anche italiani, austriaci, ungheresi e slovacchi, tra i quali, oltre al curatore Roberto Morozzo Della Rocca, Alberto Melloni, Stefan Samerski, Winfried Becker, Martin Schulze Wessel. La fine del potere temporale nel 1870 costrinse il Vaticano a ripensare il suo ruolo sulla scena internazionale anche se inizialmente senza successo: nel 1914 erano solo 14 i paesi che avevano rappresentanze diplomatiche in Vaticano e vi mancavano tutti i principali Stati dell’Occidente. Nel 1921 il numero era però salito a 24 e nel 1938 a 37. Filo conduttore dell’opera è il fare nuova luce in maniera obiettiva su aspetti molto importanti della politica vaticana con i documenti inediti vaticani, ma anche tedeschi, austriaci e cechi utilizzati criticamente e permettendo nuove interpretazioni. Alcuni di questi documenti la storiografia tedesca sta mettendo gradualmente a disposizione come i rapporti di Pacelli come nunzio in Germania, curati da Hubert Wolf nel sito dell’Università di Münster, e quelli del suo successore Orsenigo nel sito dell’Istituto storico germanico di Roma. Jörg Zedler ci rivela come la Santa Sede, nella crisi del luglio 1914, incoraggiò l’Austria all’intransigenza verso la Serbia sottovalutando i rischi di una guerra mondiale. Invece i rapporti di Pacelli da Monaco e da Berlino mostrano, scrive Klaus Unterburger, che la tesi di una parzialità dell’allora nunzio per la Germania è sbagliata; e anche l’immagine del successore Orsenigo come un nunzio debole ed amichevole verso il regime nazista deve essere almeno differenziata, se non completamente rivista, scrive Thomas Brechenmacher. Dai lavori emerge in modo evidente come i nunzi vaticani all’estero fossero molto più obiettivi ed attenti di quanto è stato spesso descritto: Morozzo Della Rocca scrive come il nunzio Achille Ratti, pur avendo simpatie per il nuovo Stato polacco, si fosse presto accorto dei pericoli del nazionalismo polacco e avesse cercato di indurlo alla moderazione. D’altra parte la politica vaticana era ovviamente preposta alla difesa degli interessi della Chiesa e della fede cattolica. Emilia Hrabovec ci rivela la preoccupazione di Pio XII per il grande successo hitleriano con il ritorno dei Sudeti alla Germania nonostante i rapporti del Vaticano con lo Stato laicista ceco fossero stati difficili.In conclusione un volume che, illustrando la prospettiva della Santa Sede, è utile non solo per chi si occupa del ruolo del Vaticano, ma per tutti gli studiosi di storia europea.

Federico Scarano