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Katrin Boeckh, Ekkehard Völkl (postfazione di Giulia Lami) – Ucraina. Dalla rivoluzione rossa alla rivoluzione arancione – 2009

Katrin Boeckh, Ekkehard Völkl (postfazione di Giulia Lami)
Trieste, Beit, 343 pp., euro 24,00 (ed. or. Regensburg, 2007)

Anno di pubblicazione: 2009

Come appare evidente fin dalle prime righe, lo scopo del volume, frutto del lavoro di due storici tedeschi e meritoriamente tradotto dalla Beit, è di fornire, in uno tono divulgativo, una prima introduzione alla storia dell’Ucraina. Come fa notare Giulia Lami nella postfazione, nonostante uno Stato ucraino indipendente sia nato soltanto nel 1991 e ancor oggi faccia fatica a trovare una dimensione sullo scacchiere internazionale, l’Ucraina ha «vissuto momenti importanti per la formazione di una coscienza di sé distinta e precisa rispetto, magari, alle cosiddette “nazioni storiche” dominanti sul [suo] territorio» (p. 298). Illustrare questo processo di nation building che, come risulta dalle pagine sulla rivoluzione arancione, è ancora in una fase cruciale del proprio svolgimento, è la chiave di lettura che gli aa. forniscono degli avvenimenti raccontati. Introdotto da un primo capitolo ricco di cartine e dedicato alla descrizione geografica, etnologica ed economica del paese, e da un secondo sulle vicende che vanno dal X secolo al 1917, questo libro si presenta come un ottimo manuale, punto di partenza per corsi universitari ancora purtroppo mancanti in Italia.Pur essendo nel suo genere uno dei migliori esempi dello sforzo di sintesi e divulgazione, il libro non è esente da qualche difetto: lo stile narrativo spesso prevale sulla necessità di presentare in maniera problematica gli snodi principali della storia ucraina. In particolare per quanto riguarda gli anni ’30, sia nel caso della collettivizzazione forzata che in quello del Terrore, si avverte la mancanza di uno sguardo più ampio a livello dell’Unione Sovietica, di cui l’Ucraina era parte integrante e fondante, così come di un accenno allo sviluppo della ricerca storiografica, che avrebbe contribuito alla comprensione di dinamiche così complesse. Se assai accurata è la ricostruzione della seconda guerra mondiale (Völkl ne era storico esperto), lascia invece un po’ perplessi il poco spazio dedicato agli anni 1953-89 (solo 24 pp., pur essendo l’ambito delle ricerche della Boeckh), che sarebbero invece fondamentali per capire gli sviluppi successivi all’implosione dell’Urss. Ciò riflette una parziale lacuna della storiografia, anche se in questi ultimi anni sono apparse molte nuove ricerche, spesso con interessanti spunti interpretativi generali, di cui si poteva tenere conto. Anche la preminenza assoluta accordata alla storia politica, a scapito della storia economica o culturale, in un volume che si interroga sull’identità nazionale, ha talvolta delle conseguenze negative: difficile è infatti cogliere le ragioni e il significato del fermento degli anni del disgelo quando mancano informazioni sui notevoli cambiamenti sociali avvenuti nell’Unione Sovietica dopo il secondo conflitto mondiale. Lodevole è invece l’ampio spazio dedicato agli eventi successivi al 1989, che avvicina il lettore alla complessa storia del giovane Stato ucraino, come pure la presenza di un breve dizionario biografico dei personaggi della storia ucraina di ieri e di oggi.

Simone A. Bellezza