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La battaglia di Verdun

Paul Jankowski
Bologna, il Mulino, 2014, 408 pp., € 29,00 (ed. or. New York, 2014, traduzione di Laura Santi)

Anno di pubblicazione: 2015

Per dieci mesi a partire dal 21 febbraio 1916 l’esercito francese e quello tedesco si fronteggiarono nei pressi di Verdun. La battaglia non risultò decisiva, né i suoi esiti pro- vocarono veri sconvolgimenti politici: al termine delle ostilità, nessuno dei contendenti aveva ottenuto una netta vittoria nello scontro di posizione, sebbene complessivamente si contassero circa trecentomila morti. La dottrina militare dell’offensiva e l’instaurarsi di una situazione di equilibrio, l’ossessione per il prestigio nel quadro di un conflitto in cui determinante risultava il morale come stato collettivo, la logica del logoramento e la par- ticolare durata dello scontro rappresentarono le cause principali del lento dissanguamento delle forze in campo.
Già a conflitto in corso, con la riproposizione di antiche leggende (è il caso del paral- lelo storico tra soldati francesi e spartani alle Termopili) e la creazione di versioni alterna- tive alla realtà dei fatti (come per l’Ausblutung, la presunta e controversa strategia tedesca tendente proprio al dissanguamento dell’esercito avversario), la battaglia di Verdun diven- ne oggetto di un sovraccarico simbolico: immagini che – funzionali alle retoriche ufficiali dei paesi coinvolti – avrebbero resistito al trascorrere dei decenni, radicandosi nell’epica e nelle tradizioni nazionali attraverso la trasmissione della memoria e la celebrazione del lutto. Allo stesso modo, estrapolata dallo specifico contesto in cui si svolse e sottratta alla sua dimensione temporale, la battaglia venne trasformata anche in un’allegoria della guerra industriale e della sua futilità.
I miti e le interpretazioni costruiti attorno al tema di Verdun, sviluppati e diffusi durante e dopo gli avvenimenti, hanno rappresentato e rappresentano per certi versi un ostacolo alla comprensione della realtà dell’evento. Questa stessa realtà fattuale viene po- sta da Jankowski al centro della sua disamina mediante un approccio storiografico aperto a modi di fare storia più tradizionali (su tutti, la «storia delle battaglie») e alle nuove diret- trici di ricerca sulla guerra: attraverso un’interpretazione che tiene conto tanto dell’aspetto quantitativo della battaglia, quanto delle dimensioni soggettive dei protagonisti, viene tracciato un quadro della complessità delle posizioni in campo, dei modelli ricorrenti nell’esperienza del conflitto, delle motivazioni profonde che condussero allo scontro e di quelle che lo resero leggendario.
Il libro si propone, in ultima istanza, come una chiara riflessione sul potere e sull’in- fluenza esercitati anche dal virtuale e dall’immaginario sulla vita delle nazioni. Demistifi- care la battaglia di Verdun significa perciò accettare il fatto che tale condizionamento im- maginario non possa essere totalmente annullato perché intimamente legato ai fenomeni di elaborazione, risignificazione e strumentalizzazione dell’accaduto. E significa prendere coscienza di un assunto essenziale: alla base della memoria di un evento stanno sia l’even- to stesso, sia le sue rappresentazioni.

Stefano Galanti