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La dinamica economica del Mezzogiorno. Dal secondo dopoguerra alla conclusione dell’intervento straordinario

Svimez (a cura di)
Bologna, il Mulino, 545 pp., € 38,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il Mezzogiorno – verrebbe da affermare: finalmente – sembra tornato di attualità.
Dopo decenni di oblio e di analisi, anche storiche, dominate da un clima politico e culturale
che mirava ad accantonare la questione, emerge incontrovertibile il dato della permanenza
in Italia di un’economia duale di lunga durata. A farsene da sempre interprete
è la Svimez – settanta anni da poco compiuti – che, nei tempi bui del meridionalismo, è
stata, riprendendo il titolo di un saggio di Enrico Pugliese, «vox clamans in deserto». La
situazione è oggi diversa. Contribuisce a dare nuova linfa al tema, soprattutto dal punto
di vista storico, l’accesso a fonti inesplorate, quale il fondo documentario della Cassa per il
Mezzogiorno. E non si può non restare sorpresi davanti al fatto che si siano spesso espressi
giudizi – anche perentori – su una vicenda complessa, ancora in attesa di una documentata
ricostruzione storica.
Il volume che qui si presenta è una premessa a un approccio più meditato sul rapporto
fra intervento della Cassa e sviluppo del Mezzogiorno. Include quattordici saggi,
oltre la Prefazione di Eugenio Lo Sardo e l’Introduzione di Adriano Giannola, nei quali gli
elementi che hanno qualificato l’intervento straordinario si intrecciano in uno scenario
di ampio respiro. Seppure con approcci diversi, gli aa. perseguono un comune obiettivo:
l’intervento straordinario non fu altro rispetto alle politiche economiche nazionali. Anzi,
si rivelò un’occasione privilegiata per fare giungere nel paese risorse aggiuntive, come nel
caso dei finanziamenti della Banca Mondiale, tesi a incrementare il potenziale energetico
del Mezzogiorno. Nel complesso, l’evoluzione delle condizioni del Sud è inconfutabile.
Resta da capire perché, pur in un quadro dinamico, il processo di modernizzazione
non sia stato portato a termine. A dare una risposta contribuisce il saggio di Padovani e
Provenzano che, con metodologia saraceniana, si sofferma sulla fase di «snaturamento»
dell’intervento straordinario. Secondo gli aa., furono strategie di carattere nazionale a
imporre modalità anomale rispetto al passato: da qui la «modernizzazione incompiuta
» e l’esasperarsi della «dipendenza patologica» dai trasferimenti pubblici, orientati a
incentivare i consumi più che lo sviluppo, aspetto quest’ultimo delineato nel saggio di
Giannola, Lopes, Petraglia e Scalera. Il mutamento di strategia ebbe però una sua basilare
motivazione. Come evidenzia Gabriele Pescatore, a lungo presidente della Cassa, in un
saggio del 2008 qui riedito, esso fu dovuto allo spostamento delle decisioni, dall’esecutivo
al Parlamento. In sostanza, più l’intervento è accentrato e pianificato da organismi
che rifuggono da una gestione ordinaria, maggiori sono i benefici. In tal modo, infatti, è
possibile realizzare interventi nell’Italia meridionale intesa come macroarea. Una lezione
di indubbia pregnanza, in una fase come quella attuale, in cui il rinnovato interesse per il
Mezzogiorno potrebbe determinare il rilancio di politiche meridionalistiche.

 Francesco Dandolo