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La guardia regia. La polizia italiana nell’avvento del fascismo (1919- 1922)

Luca Madrignani
Milano, Unicopli, 253 pp., € 16,00

Anno di pubblicazione: 2014

Il bel libro di Luca Madrignani ricostruisce un capitolo trascurato della storia dell’ordine
pubblico in Italia nella crisi dello Stato liberale, analizzando con attenzione e rigore
la vicenda della Guardia regia dalla fondazione fino allo scioglimento. Il testo si articola
in cinque capitoli in cui l’a. analizza dapprima il contesto in cui si arriva alla costituzione
del corpo, l’azione della Guardia regia nella trasformazione dell’ordine pubblico che si
verifica all’indomani dell’occupazione delle fabbriche, l’attività svolta nei confronti dello
squadrismo e infine lo scioglimento.
I primi due capitoli sono per certi versi i più interessanti. L’a. infatti analizza le
riflessioni e le scelte che sono alla base della costituzione della Guardia, riflettendo sulle
trasformazioni del monopolio della violenza da parte dello Stato liberale, ipotizzando la
possibilità di una riflessione anche comparata sulla costituzione di questo corpo e inserendo
l’istituzione della Guardia regia nel contesto di uno scontro politico e militare in cui la
legittimazione delle istituzioni liberali è tutt’altro che scontata. L’analisi è svolta con attenzione
al profilo politico, ma anche alla costituzione di classe e alla provenienza geografica
di questo corpo. Ne emerge, dal punto di vista di una riflessione più generale sulla storia
d’Italia, un contesto più mosso di quello cui siamo abituati, e su cui alcuni studiosi stanno
cominciando a lavorare, nel quale la violenza del dopoguerra è vista non solo nel suo
legame con il primo conflitto mondiale, ma anche in un dialogo profondo con pratiche di
violenza e forme del conflitto sociale, prima ancora che politico, precedenti la guerra.
Nel terzo e nel quarto capitolo l’a. traccia una storia dell’azione della Guardia regia,
evidenziandone i limiti, la difficoltà dei contesti in cui si trovò a operare e riprendendo
alcuni dei temi classici dell’analisi delle complicità dello Stato nei confronti dello squadrismo.
Talvolta in questi capitoli il filo sembra un po’ perdersi, e la storia della Guardia
lascia il campo a una riflessione più generale sul ruolo delle forze dell’ordine nell’ascesa
e nel consolidamento dello squadrismo. In un quadro che è nazionale, l’a. affronta con
particolare attenzione alcuni episodi importanti, che dimostrano alternativamente la capacità
di resistenza allo squadrismo della Guardia regia, oppure l’incapacità di gestione
del corpo di polizia.
La conclusione del volume segnala il fallimento della Guardia nel quadro più generale
dell’abbandono del monopolio della violenza da parte delle istituzioni dello Stato.
L’a. dimostra che la progressiva politicizzazione della Guardia regia è una conseguenza
di questo abbandono, ma che essa non serva, neppure quando le guardie sostengono il
fascismo, a mantenere in vita questo corpo, sempre malvisto dall’esercito, e che sarà infine
sostituito dalla Milizia volontaria per la sicurezza nazionale.

 Giulia Albanese