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La patria e le arti. Emilio Visconti Venosta patriota, collezionista e conoscitore

Gianpaolo Angelini
Pisa, Edizioni ETS, 106 pp., € 14,00

Anno di pubblicazione: 2013

Emilio Visconti Venosta è stato senza dubbio uno dei più importanti ministri degli
Esteri d’Italia. Assunse questa carica giovanissimo, nel 1863, per tenerla quasi ininterrottamente
fino al 1876, personificando la politica estera della Destra storica. Ritornò poi
alla guida del dicastero degli Esteri nel 1896 e, con brevi pause, vi restò sino al 1901. È
quasi impossibile enumerare in maniera succinta gli avvenimenti a cui è legato il suo nome
(Convenzione di Settembre; annessione di Roma e Legge delle Guarentigie; elaborazione
di una vera e propria dottrina strategica per la posizione internazionale dell’Italia; riavvicinamento
alla Francia all’alba del ’900). Eppure, ancora oggi, non esiste una biografia
esaustiva di questo notevole statista. Va accolta con piacere, quindi, la pubblicazione del
libro di Gianpaolo Angelini, potendo rivelarsi un aiuto per lo studioso che vorrà realizzare
finalmente una biografia soddisfacente dell’uomo politico valtellinese.
Angelini, col suo saggio breve ma denso, mira infatti a restituire al lettore l’aspetto
della vita di Visconti Venosta legato al mondo dell’arte italiana. Visconti Venosta fu –
grazie anche all’aiuto della sua «guida», Giovanni Morelli – un raffinato collezionista di
opere d’arte, un cultore della storia dell’arte, un frequentatore assiduo di musei e un critico
dilettante, presidente dell’Accademia di Brera e, in genere, «amante del bello», come
testimoniato anche dalla sua grande villa-museo di Grosio.
Visconti Venosta – e questo è uno degli spunti di riflessione più interessanti che
offre il libro di Angelini – fu tutto questo perché era in primo luogo un patriota, convinto
che il collezionismo di opere d’arte da parte dei notabili servisse a evitare che il cospicuo
patrimonio artistico della penisola fosse esportato all’estero, a vantaggio di collezioni private
e pubbliche straniere. In altre parole, Visconti Venosta dimostrò anche nella sua vita
privata, oltre che in quella pubblica, come la grandezza e il rafforzamento dell’Italia unita
fossero il principale scopo della sua esistenza. Il ministro degli Esteri, inoltre, trovava conforto
nell’arte nei momenti in cui la sua attività politica incorreva in delusioni, ad esempio
a causa dei difficili rapporti con Vittorio Emanuele II. D’altra parte, Visconti Venosta
rappresentava emblematicamente il politico liberale della nuova Italia: era l’esponente di
una classe dirigente anzitutto formata da persone colte. Certo, le stesse vicende della vita
di Visconti Venosta legate al mondo dell’arte possono essere soggette a critiche. Angelini
spiega bene come il «Morelli circle» non si curava ad esempio molto del fatto che, ai fini
dell’arricchimento delle collezioni private dei suoi componenti, importanti opere d’arte
fossero sottratte allo Stato e, quindi, alla fruizione pubblica. Nel complesso, tuttavia, questo
libro contribuisce indubbiamente ad accresce

GianPaolo Ferraioli