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La prima guerra mondiale. Una breve storia

Norman Stone
Milano, Feltrinelli, 201 pp., € 17,00 (ed. or. London 2007, traduzione di Giancarlo Carlotti)

Anno di pubblicazione: 2014

Pubblicata qualche anno fa, l’agile sintesi della Grande guerra scritta da Norman
Stone viene riproposta da Feltrinelli in occasione del centenario del conflitto in una nuova
versione ampliata e aggiornata. E nell’ambito delle numerosissime pubblicazioni (scientifiche
e/o divulgative) dedicate alla ricostruzione della conflagrazione europea il volume si
configura come un contributo che, se non aggiunge grandi novità al dibattito scientifico,
certo offre una ricognizione brillante e di facile lettura.
Come nella migliore tradizione della storiografia di lingua inglese, le premesse di
carattere generale vengono condensate dall’a. in poche quanto efficaci battute: «In quattro
anni il mondo passò dal 1870 al 1940» (p. 41) si legge per esempio in uno dei primi
capitoli e la frase, pur con una evidente forzatura, riesce perfettamente a risolvere in sé il
lungo dibattito storiografico sulla rottura epocale prodotta dalla guerra e sull’inizio della
modernità.
La scansione narrativa è rigidamente segnata dall’andamento delle vicende politicomilitari
anno per anno ma a richiamare l’attenzione dell’a. sono soprattutto le vicende
del fronte occidentale, di quello orientale e quello ottomano; ambiti questi (soprattutto
il fronte russo e quello ottomano) che l’a. conosce molto bene per averli già ampiamente
esplorati per altre ricerche. Seguendo un’impostazione sostanzialmente tradizionale, Stone
finisce quindi per privilegiare il tema della conflagrazione tra gli imperi coinvolti nel
conflitto e la loro disgregazione.
Da questo quadro, che lascia in ombra altri aspetti della Grande guerra oramai da
tempo al centro del dibattito (dal vissuto dei soldati alla propaganda), escono sacrificati
altri fronti come quello italiano che, dispiace ripeterlo a proposito della letteratura storiografica
di lingua inglese, viene spesso letto attraverso le lenti deformanti degli stereotipi.
Se l’Italia conta poco o nulla al momento della sua entrata in guerra, diventa nel 1917
quasi centro di un terremoto diplomatico-militare con Caporetto.
Nondimeno il racconto risulta alla fine convincente e di piacevole lettura, complice
anche una strategia narrativa che non disdegna la battuta, la nota di colore, il dettaglio
divertente e/o irriverente. Ironia che conferisce ritmo e una certa leggerezza alla narrazione
di una tragedia quasi planetaria, ma che qualche volta lascia francamente un po’
interdetti. Non si capisce, infatti, cosa potrebbe aggiungere alla storia della Grande guerra
e alla sfortunata biografia di Oskar Potiorek, governatore austriaco nel 1914 della Bosnia,
involontario responsabile della drammatica fine del suo imperatore, e rivale di Conrad,
sapere che era un «omosessuale nevrotico» (p. 55).

Barbara Bracco