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La questione. Come liberare la storia del Mezzogiorno dagli stereotipi

Salvatore Lupo
Roma, Donzelli, 203 pp., € 19,00

Anno di pubblicazione: 2015

Obiettivo ambizioso, e ben riuscito, quello che Lupo si pone in questo suo denso la- voro: dimostrare che l’approccio dualista non funziona per analizzare la complessità della storia del Mezzogiorno; liberare le idee, le azioni di quegli intellettuali/politici general- mente chiamati meridionalisti dalla «gabbia interpretativa» della questione meridionale. Lo fa intrecciando tre piani di analisi: la storia dei processi reali che hanno contraddistinto il Mezzogiorno dall’Unità all’avvento del fascismo; la costruzione della «questione meri- dionale» sulla base del pensiero di alcuni protagonisti otto-novecenteschi; il meridiona- lismo, considerato come movimento e/o progetto a favore del Sud, non necessariamente coincidente con la questione meridionale.
Questo impianto gli consente di decostruire lo stereotipo dell’immutabilità e dell’ar- retratezza meridionale, delle persistenze plurisecolari, dell’inettitudine delle classi dirigen- ti, della sistematica spoliazione del Sud da parte del Nord, della mancanza di civicness, in altri termini di smontare il mainstream storiografico di un Nord progredito e moderno contro un Sud arretrato e arcaico. Al contempo gli consente di rileggere senza l’ottica deformante del «meridionalismo» le lucide analisi degli intellettuali che si sono interessati del Mezzogiorno, ricollocandoli nel contesto politico e culturale in cui essi operarono, evidenziando le differenziazioni (anche notevoli) al loro interno e rintracciando «gli ele- menti di ispirazione autoritaria o democratica, centralista o federalista, liberista o statali- sta o anche protezionistica, pacifista o guerrafondaia» (p. XXVII).
All’inizio del ’900 Fortunato introduce il termine «dualismo» riferendosi alle diffe- renze di risorse naturali tra Nord e Sud. Nella polemica politica tale differenza diventa il nodo centrale su cui si costruiscono la denuncia delle politiche statali a danno delle popo- lazioni meridionali e la contrapposizione Nord/Sud, trascurando i processi di differenzia- zione regionale, da cui emergevano esempi di imprenditoria agraria moderna, accelerata mobilità sociale (basti pensare all’emigrazione) e soprattutto «modelli regionali ad alto livello di politicizzazione» (p. 105), come nel caso della Sicilia e della Puglia. Parte proprio dalla Puglia la mobilitazione regionalista in difesa degli interessi degli esportatori, colpiti dal protezionismo, che assume la veste di una difesa di tutto il Mezzogiorno. Molto acute sono, infine, le pagine dedicate alle riflessioni svolte da Dorso e Gramsci in cui Lupo evi- denzia le distinzioni tra di loro e richiama gli elementi innovativi dell’analisi gramsciana, che segnano il superamento dell’impostazione salveminiana e dello schema dualista.
Il volume di Lupo non è soltanto un’operazione scientifica di rilievo, ma anche una sfida culturale per comprendere il Mezzogiorno oggi e possibilmente governarlo. Resta, poi, da chiedersi se e come tali linee interpretative troveranno attenzione negli attuali orientamenti della storiografia a vocazione globale, che propone una lettura transnaziona- le dei meridionalismi e dei Sud del mondo più attenta alle analogie che alle specificità

Anna Lucia Denitto