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La rosa dell’esilio. Giuseppe Antonio Borgese dal mito europeo all’utopia americana 1931-1949

Silvia Bertolotti
Trento, Fondazione Museo storico del Trentino, 359 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il titolo non tragga in inganno il lettore. Il volume non è dedicato solo agli anni americani della vita del grande scrittore siciliano: in realtà esso è di fatto una biografia. Il pregio e il limite della ricerca sono legati a questa caratteristica strutturale. La parte italiana è ben articolata, occupa più della metà del volume, ma sostanzialmente non aggiunge molto a un quadro abbastanza noto; quella coincidente con gli anni dell’esilio è costruita solo su fonti italiane. Nei primi capitoli l’a. ci presenta un giovane Borgese perennemente in viaggio, prevalentemente orientato verso il nord Europa: Austria e soprattutto Germania, patria adottiva negli anni della formazione e punto di riferimento nelle successive fasi della carriera prima dell’esilio americano. A quegli anni risalgono gli incontri con alcuni importanti intellettuali tedeschi (Benno Geiger, Otto Von Tauber, Hermann Keyserling, tra gli altri) e la frequentazione di ambienti cosmopoliti della Secessione. Incontri certamente decisivi, come sottolinea l’a., avanzando l’ipotesi che queste esperienze siano fondamentali per capire la successiva metamorfosi dello scrittore.
Il libro non chiarisce definitivamente i motivi della partenza per gli Stati Uniti avvenuta nel 1931, a seguito di un invito da parte dell’Università di Berkeley. L’a. ricostruisce il quadro dei complessi rapporti avuti da Borgese con il regime mussoliniano, accenna alle intimidazioni subite e all’episodio dell’interruzione di una sua lezione all’Università di Milano ad opera di esponenti del Guf milanese nel febbraio 1930. Lascia irrisolta la vexata quaestio della posizione tenuta dallo scrittore in merito al giuramento dei docenti universitari del 1931. Bisognerà attendere l’agosto del 1933 perché Borgese prenda una posizione chiara nei confronti del regime: a quella data risale, infatti, il primo dei due Memoriali – il secondo fu scritto nell’ottobre del 1934, entrambi furono pubblicati un anno dopo a Parigi nei «Quaderni di Giustizia e Libertà» – inviati a Mussolini nei quali motiva il suo distacco dal fascismo. Si fa iniziare con questi passaggi l’esilio americano, che coincide con l’avvio della preparazione di Goliath: the March of Fascism, pubblicato nel 1937. Di questa parte della biografia dello scrittore il volume ricostruisce le varie tappe e l’attività di docente, conferenziere e scrittore, l’ingresso nel cosiddetto «circolo Mann», l’avvio delle iniziative editoriali e culturali improntate alle nuove utopie mondialiste di cui si fa paladino assieme ad altri grandi intellettuali. Tuttavia, come puntualmente avviene nei libri che si occupano del periodo americano di Borgese, anche in questo volume tali iniziative finiscono per distogliere l’attenzione dell’a. dall’attività svolta da Borgese dentro il mondo dell’antifascismo in esilio e la inducono a non analizzare la rete dei rapporti intrattenuti con gli altri refugees italiani e europei, aspetti questi ricostruibili solo attraverso la frequentazione degli archivi americani.

Renato Camurri