Cerca

La shoah dei bambini

Bruno Maida
Torino, Einaudi, 345 pp., € 29,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il tema della vittima e il destino dell’infanzia all’interno degli stermini e dei genocidi contemporanei è ormai non solo assunto a campo d’indagine storiografico ma si è imposto a livello mediatico, anche per il bisogno degli operatori culturali e dell’editoria di proporre angoli visuali inediti nell’epoca del Giorno della Memoria. Maida, particolarmente sensibile al tema dello scempio dell’infanzia fra razzismo e sterminio, ha pubblicato un volume che ripropone la storia della discriminazione dell’ebraismo residente in Italia durante il fascismo fino alla soluzione finale «attraverso gli occhi di bambino». Le sue fonti sono la vasta memorialistica edita in italiano, interviste della Shoah Foundation, tesi di laurea, documentazione edita e inedita del Centro di documentazione ebraica contemporanea e la storiografia internazionale sullo sterminio dell’ebraismo europeo dalla quale l’a. estrapola dati e prospettive peculiari dell’infanzia fino ai 14 anni. Il bambino è oggetto e soggetto assieme: è vittima del meccanismo di esclusione e persecuzione ma è anche colui che osserva gli adulti, le «ragioni» del mondo e scopre il trauma della genitorialità che non ti protegge. Soggettività sofferenti e offese che Maida vuol salvare e valorizzare anche come risarcimento morale per le vittime senza voce (bello a p. 158 il riferimento al senso dell’io e alla riaffermazione di sé attraverso l’uso del vero nome).
Ripartito cronologicamente e per blocchi tematici, il volume non propone nuove acquisizioni documentarie ma offre, a partire dall’irruzione delle leggi razziali nel mondo della scuola, un ragionamento sulle memorie dei testimoni e sull’impatto della violenza dei fascismi sull’infanzia ebraica europea. Il volume divulga i meccanismi fattuali delle leggi razziali e l’inserimento dell’Italia post 1943 nel processo di spoliazione, deportazione e distruzione, analizzando il variare del sistema concentrazionario nei tempi e nei luoghi. Parte della riflessione è dedicata alla condizione del sopravvivere, al ritorno e alle diverse costruzioni narrative e testimoniali che con estrema varietà caratterizzano il discorso pubblico e l’etica civile legata alla memoria dello sterminio.
Lo studio, per il suo doppio registro storico e narrativo, non mi pare di facile utilizzo: potrebbe essere utile didatticamente, consentendo agli insegnati di recuperare la vasta letteratura testimoniale maneggiata con esperienza da Maida, ma se usato senza un’adeguata capacità di interrogare le fonti, fare nuove domande e problematizzare, si espone al rischio di far risaltare quella componente più emotiva e lacrimevole che purtroppo viene vista come «scorciatoia da Giorno della memoria» da soggetti culturali e istituzionali improvvisati. Il problema ci pare quindi l’alternanza di pagine complesse in cui l’a. disquisisce sottilmente sull’etica della memoria e su Auschwitz spartiacque del comprensibile e del «dicibile», a quelle sugli orsacchiotti abbracciati fino alla camera a gas. La shoah dei bambini mi pare in definitiva un libro utile se utilizzato con onestà in una stagione culturale che deve registrare anche le numerose insidie conseguenti alle attuali (e mai neutre) politiche della memoria.

Simone Duranti