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Lando Bortolotti – Storia di un territorio: Sesto Fiorentino (1860-1980) – 2006

Lando Bortolotti
Firenze, Alinea, 240 pp., euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2006

In questa storia di Sesto Fiorentino in età contemporanea, Lando Bortolotti fornisce un esempio quasi paradigmatico di applicazione di quel metodo di costruzione di una storia urbana e territoriale da lui teorizzato a suo tempo in Storia, città e territorio (1979). Il libro non è che l’ultimo in ordine di tempo di una serie di studi consacrati dall’autore al territorio toscano, tra i quali conviene ricordare quelli sulla Maremma settentrionale (1976), su Siena (1983) e, più recentemente, sull’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia (2000). Le ragioni della scelta di dedicare un’indagine monografica a Sesto non vengono precisate; nel corso della lettura emergeranno, implicitamente, alcuni elementi di possibile interesse del caso, tra i quali la continuità di una presenza industriale (simboleggiata dall’apertura, nel 1737, della manifattura di ceramiche Ginori), la vicinanza di Sesto a Firenze (che permette di osservare l’impatto locale dei processi di trasformazione di un’intera area metropolitana), il dialogo con una tradizione storiografica (in particolare la Storia di un comune socialista di Ernesto Ragionieri, del 1953). Il racconto si sviluppa seguendo in parallelo le trasformazioni economiche, il mutamento degli assetti insediativi e infrastrutturali, le discussioni e le scelte intorno alle politiche locali. Il radicamento di questo sguardo nelle fonti archivistiche, in particolare in quelle del Comune postunitario, è evidente ed è in parte all’origine di un taglio cronologico che, pur coprendo l’intero periodo dall’antichità al tardo Novecento, si concentra soprattutto sugli anni dall’Unità al fascismo. Tra i meriti del libro vi è la capacità di leggere il rapporto tra i processi di cambiamento a scala nazionale e quelli che si svolgono a scala locale: sono interessanti soprattutto i materiali raccolti intorno alle relazioni tra il Comune di Sesto e gli apparati amministrativi dello Stato unitario, e quelli sulla storia dei piani urbanistici, presentati in un utile contrappunto con l’evoluzione del dibattito e della legislazione sul tema. La scala ridotta del caso rende particolarmente vistoso lo scarso peso assegnato alla ricostruzione di una storia sociale dei luoghi, in specie dei notabilati urbani: questo avrebbe forse permesso di impostare in modo più articolato la questione dei rapporti tra Sesto e Firenze o di decifrare con più ricchezza di sfumature quei conflitti che emergono spesso dalle carte. Problematica appare soprattutto la comparabilità dei risultati ottenuti: le affermazioni contenute nell’introduzione circa la «crescente importanza [di] definire l’identità dei luoghi» e il fatto che «l’identità può emergere solo dal complesso delle vicende svoltesi nel luogo e nel suo contorno» (p. 9) sembrano piuttosto confermare l’interesse dell’autore per una storia totale del territorio che appare molto vicina a una sorta di local history tecnicamente informata.

Filippo De Pieri