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L’autentica impostura. Giorgio Perlasca e gli eroi dell’ambasciata di Spagna nella Budapest occupata

Arcadi Espada
Milano, Le Monnier, 302 pp., € 16,00 (ed. or. Barcelona, 2014, traduzione di Luca Costantini)

Anno di pubblicazione: 2015

Il volume presenta la traduzione italiana dell’ultimo lavoro di Espada, giornalista collaboratore de «El Pais» e ora de «El Mundo», e saggista di volumi a tema storico, dedi- cato a ricostruire le vicende relative all’aiuto offerto agli ebrei ungheresi, dall’inverno del 1944, dal personale diplomatico dell’Ambasciata spagnola a Budapest, diretto dal giova- ne ambasciatore Ángel Sanz Briz, attraverso il rilascio di passaporti di protezione. Nella presente edizione si è modificato il titolo originale (En nombre de Franco. Los héroes de la embajada de España en el Budapest nazi), al fine di sottolineare quello che si ritiene l’ele- mento di maggiore interesse per il lettore italiano, ovvero la revisione del ruolo di Giorgio Perlasca, sulla cui figura molto si è già discusso dopo la pubblicazione de La banalità del bene. Storia di Giorgio Perlasca di Enrico Deaglio nel 1991.
L’a., sulla base di documenti ufficiali dell’ambasciata e del Ministero degli Este- ri, carteggi e testimonianze, mira infatti a ridimensionare l’attività di salvataggio svolta da Perlasca, che viene accusato di prendersi i meriti per quanto predisposto, di contro, dall’ambasciatore spagnolo Sanz Briz, rimasto perlopiù nell’ombra, allorché fu lui ad ini- ziare questa rete di protezione per i perseguitati. Di Perlasca è noto che nell’inverno del 1944 finse di essere un diplomatico spagnolo della legazione di Budapest, prendendo il posto di Sanz Briz, dopo la sua partenza in Svizzera. Come sottolinea Luca Costantini nell’introduzione, Perlasca aiutò senz’altro a salvare vite umane, ma fu «anche una perso- na che si addossò meriti altrui e che, cinematograficamente, tolse altri protagonisti dalla scena, come Sanz Briz, la segretaria Tourné e gli ungheresi Farkas e Szamosi. Insomma, tutt’altro che l’eroe solitario che per anni ci è stato fatto credere» (p. XIII).
La ricerca che impegna Espada per cinque anni prende avvio in Francia, dove egli ricostruisce le vicissitudini di Aly Herscovitz, fidanzata dello scrittore catalano Joseph Pla, deceduta ad Auschwitz.
L’interesse di questo volume, passato quasi del tutto inosservato, risiede non solo nella ricostruzione di una intricatissima vicenda svoltasi a Budapest nel 1944, ma nelle pagine che l’a. dedica al percorso da lui compiuto per ricercare notizie, da varie città della Spagna, a Parigi, a Dresda, a Praga, a Cracovia, fino a Budapest, agli incontri con i testi- moni e alle riflessioni sulla rappresentazione della Shoah oggi.
È un libro che richiama l’ultimo libro di Javier Cercas, L’impostore, sulla figura di Enric Marco, per i continui passaggi fra passato e presente e fra il vero e il falso; confer- ma, inoltre, quanto poco efficace sia la categoria di «Giusto» – come del resto da tempo conferma la storiografia internazionale – per comprendere il sistema degli aiuti agli ebrei, che in tutta Europa non si è basato tanto su azioni di singoli «eroi», quanto è stato frutto di reti di solidarietà variegate, come mostra la vicenda qui ricostruita.

Valeria Galimi