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Le altre Gladio. La lotta segreta anticomunista in Italia. 1943-1991

Giacomo Pacini
Torino, Einaudi, 329 pp., € 31,00

Anno di pubblicazione: 2014

Il 18 ottobre 1990 il presidente del Consiglio Giulio Andreotti inviò alla Commissione Stragi una relazione intitolata Il cosiddetto Sid Parallelo – Operazione Gladio. Le reti clandestine a livello internazionale. Veniva così resa pubblica l’esistenza di una struttura segreta, «Gladio», inserita all’interno di una rete di analoghe organizzazioni presenti in tutti i Paesi del Patto atlantico, da attivare in caso di invasione sovietica dell’Europa occidentale, una rete per questa ragione denominata «Stay Behind». Ufficialmente la Gladio era stata creata in Italia nel novembre del 1956, ma già negli anni della guerra di Liberazione, in chiave anticomunista, si erano costituite formazioni segrete, i cui membri provenivano dal mondo partigiano o dalle forze armate del Regno del Sud. Il contrasto con la Jugoslavia per il controllo di Trieste e delle zone contese – con uno strascico di violenze fratricide nelle stesse file partigiane – e l’inizio della guerra fredda resero questi timori in parte reali. Nel secondo dopoguerra, dunque, proliferarono i gruppi clandestini, più o meno in legame con gli apparati di sicurezza dello Stato, solo successivamente inquadrati in una struttura istituzionale.
L’a. cerca di districare questo groviglio, in gran parte riuscendovi, grazie anche a un paziente scavo archivistico, attingendo a documenti di non facile reperibilità come lo sono le fonti giudiziarie che costituiscono l’impalcatura con la quale è stato costruito questo studio. Il principale risultato è stato quello di aver fatto chiarezza su un intreccio di vicende, finora ricostruite dalla pubblicistica o in narrazioni dove è prevalso un uso pubblico della storia piegato a interessi di parte. La rivelazione della Gladio, infatti, avvenne in un contesto drammatico, segnato dalla crisi del sistema politico e dalla presenza di numerose inchieste giudiziarie che stavano indagando sui principali episodi di eversione e terrorismo dell’Italia degli anni ’60 e ’70. Ne scaturì l’immagine della Gladio come di un ramificato e potente centro occulto di potere.
Lo studio è perciò diviso in due parti: una dedicata alla ricostruzione delle origini e della nascita istituzionale di Gladio; l’altra è una demistificazione delle principali ipotesi investigative, incentrate sul presunto legame con il terrorismo neofascista. Si tratta di una ricostruzione lucida che peraltro evidenzia i legami dell’eversione nera con gli apparati dello Stato e la costituzione di strutture segrete effettivamente coinvolte nelle stragi.
La ricerca di Pacini appare come una novità, considerando che il panorama di studi internazionali su questi temi appare più avanzato. Costruito come un’approfondita inchiesta il libro, tuttavia, manca complessivamente di profondità storiografica, slegato dal dibattito sulla guerra fredda, se si esclude la polemica contro la vulgata del «doppio Stato», così come è stata riformulata all’interno dei lavori della Commissione Stragi, dunque in gran parte lontana dall’originaria formulazione che aveva visto Franco De Felice come uno dei principali interpreti.

Guido Panvini