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Le biblioteche nell’Italia fascista

Carlo De Maria
Milano, Biblion, 355 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il volume di Carlo De Maria ha origine da una tesi in storia dell’amministrazione pubblica elaborata nel 2008-2009 alla Scuola speciale per archivisti e bibliotecari di Roma con Guido Melis e Antonella Meniconi: l’a. correttamente ne ricorda le «coordinate» iniziali, utili per inquadrarne le finalità e il carattere di ricerca allora pionieristica, perché solo da pochi anni aveva preso avvio una nuova, oggi nutrita, fioritura di studi sulla storia delle biblioteche italiane in età contemporanea e ancora non si disponeva degli strumenti e degli approfondimenti che questo campo offre oggi.
La ricerca, basata su uno scavo approfondito nelle carte della Direzione generale Accademie e Biblioteche (la prima istituita dal fascismo, nel 1926) presso l’Archivio centrale dello Stato – circa 500 buste –, focalizza alcuni temi particolarmente stimolanti, dai progetti di riforma del settore al confronto fra tecnici e amministrativi, dalla questione degli organici e del reclutamento del personale all’impiego femminile, fino all’impatto delle leggi razziali e dei provvedimenti censori.
L’a. ha arricchito il volume di Appendici su personale e statistiche, e su diverse aree regionali, oltre ad aver aggiornato riferimenti bibliografici e notizie sia agli studi recenti di maggiore importanza sul periodo sia a vari contributi specializzati.
Senza nulla togliere all’interesse del volume né alla qualità dell’indagine, acuta e precisa, dell’a., mi pare utile avvertire che il quadro offerto, a partire essenzialmente dalle carte dell’Amministrazione centrale e dallo spoglio della sua rivista «Accademie e biblioteche d’Italia», può essere oggi arricchito, anche di chiaroscuri e zone in ombra, dai lavori degli ultimi anni, soprattutto su due direttrici, che si sostengono reciprocamente.
Da una parte, numerosi approfondimenti biografici consentono ormai di conoscere abbastanza bene protagonisti e comprimari, che fino a qualche anno fa erano soltanto dei nomi: basta ricordare, a parte i tanti singoli contributi, i dizionari biografici dei direttori generali e dei soprintendenti bibliografici editi dalla Bononia University Press nel 2011, oltre all’ampliamento del Dizionario dei bibliotecari in rete (http://www.aib.it/aib/editoria/dbbi20/dbbi20.htm). Dall’altra, è diventato essenziale lo scandaglio delle fonti non amministrative, non ufficiali, a partire dai carteggi dei bibliotecari, secondo l’indicazione del saggio di Simonetta Buttò su «Le carte e la storia» del 2004. Se già le buste della Direzione generale conservano spesso un «doppio carteggio» – l’a. ha ben sfruttato, p. es., la busta 276 «Corrispondenza privata dei direttori» –, a questi si aggiungono fitte corrispondenze parallele fra «tecnici», documentate soprattutto dal vasto carteggio dell’ispettore generale Luigi De Gregori conservato presso l’Associazione italiana biblioteche.
Con queste avvertenze, il volume di De Maria costituisce un’ottima monografia di riferimento sul suo tema, che mancava e sarà di utilità per gli studiosi sia di storia del fascismo che di storia delle biblioteche.

Alberto Petrucciani