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Leandro Conte, Giandomenico Piluso, Gianni Toniolo – Credito e cooperazione. La singolare storia della Banca popolare dell’Emilia Romagna – 2009

Leandro Conte, Giandomenico Piluso, Gianni Toniolo
Bologna, il Mulino, 318 pp., Euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2009

Tre gli aa. – non distinguibili nei rispettivi apporti – chiamati a raccontare una storia definita «singolare», indagata in sei capitoli, di diversa consistenza e taglio, compresa, temporalmente, fra il 1867 e le soglie del XXI secolo e, geograficamente, tra Modena e l’Emilia Romagna. Storia di una trasformazione, quella della Banca popolare di Modena in Banca popolare dell’Emilia Romagna, ripercorsa in una sorta di «conquista progressiva» compiuta dalla piccola banca popolare sorta per impulso dei membri della Società operaia di mutuo soccorso di Modena sul modello delle banche popolari di Luigi Luzzatti. Storia, innanzitutto, di una crescita che porterà una banca locale ad imporsi sulla scena nazionale, «mangiandosi», via via, il territorio e gli istituti che vi erano insediati.I capitoli seguono la cronologia: la fondazione della Banca, il rapporto con la città, l’adeguamento al mutare della legislazione, i problemi degli anni ’20, l’inizio della grande crescita, i cambiamenti del secondo dopoguerra (qualche perplessità suscita l’accorpamento in un unico capitolo del periodo 1919-1950, caratterizzato da questioni diverse), il cammino verso la Banca popolare dell’Emilia (realizzata nel 1984) e il progetto di Banca popolare dell’Emilia Romagna (concretatosi nel 1993), l’attuazione, in ultimo, di una struttura bancaria federale che, al 2005, può vantare una collocazione ai vertici del ranking nazionale. Completano la ricerca un’analisi quantitativa sulle tendenze di lungo periodo e due appendici. Questa schematica esposizione dei contenuti è sufficiente a far comprendere come l’odierna Banca popolare dell’Emilia Romagna-Bper abbia alle spalle storie lunghe e complesse. L’origine di una vicenda per molti versi esemplare, può essere rintracciata e spiegata – secondo quanto scrivono gli aa. – nei caratteri costitutivi della Popolare ed in modo particolare nelle politiche di bilancio oltreché nella buona, talora ottima, patrimonializzazione. La redditività della Popolare, «nell’insieme più stabile di quella registrata dall’intera categoria», si comprende alla luce di «una politica degli impieghi decisamente selettiva e prudente» che le avrebbe consentito, prima, di evitare le posizioni speculative degli anni ’20 e di crescere lentamente ma ininterrottamente, adeguandosi al mercato ed al territorio; poi, di giungere attrezzata all’appuntamento con la nuova stagione di riforme inaugurata dalla Banca d’Italia nei primi anni ’80 (e, segnatamente, con la fine delle «restrizioni autorizzative» all’apertura di dipendenze); e, infine, di espandersi aumentando gli sportelli ed accrescendo la platea dei soci.Il lavoro privilegia la linearità della crescita nel corso del tempo insistendo sulle politiche improntate a «cautela» e «prudenza» (sostantivi ampiamente utilizzati nel testo); scelta che, in taluni passaggi, risulta eccessivamente semplificante.

Rosanna Scatamacchia