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Leo Goretti – I «neri bianchi». Mezzadri di Greve in Chianti tra lotte sindacali e fuga dalle campagne (1945-1960), – 2008

Leo Goretti
Roma, Odradek, 236 pp., euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2008

Il libro ricostruisce con cura le vicende dei mezzadri di Greve (Fi) nel secondo dopoguerra, analizzando il percorso di emancipazione che in pochi anni libera i protagonisti da una condizione di emarginazione protrattasi per decenni. L’a. utilizza e governa un ampio spettro di fonti – documenti di archivio, interviste a vecchi coloni, periodici, riviste specialistiche, statistiche, inchieste – non tralasciando di confrontarsi con la storiografia più matura.La ricerca affronta il tema da tre angolature diverse, che si intrecciano con efficacia, a partire dall’esame di un singolo evento – lo sfratto della famiglia Fantechi dal podere di Verrazzano il 22 febbraio 1951 -, assurto a simbolo del tramonto della mezzadria nel territorio; segue un’analisi di lungo periodo, dall’inizio del ’900 al «miracolo economico», dei caratteri strutturali della zona; si concentra, infine, sul periodo 1945-60, quando avviene la «grande trasformazione» dei rapporti mezzadrili, con riflessi radicali sugli aspetti antopologico-culturali delle terre del Chianti.L’episodio del 1951, ricostruito nel dettaglio, rappresenta l’occasione per indagare la mezzadria sia negli aspetti economico-giuridici, sia come elemento di stabilizzazione sociale; per riflettere sul centrismo, epoca segnata da deboli riforme e dalla repressione scelbiana; per illustrare modi e contenuti delle lotte del dopoguerra; infine, per raccontare una giornata di straordinaria mobilitazione, preceduta da pratiche di non-collaborazione dei lavoratori ma anche dalle denunce civili e penali dei proprietari, i quali utilizzano normative fasciste come armi di rappresaglia politica verso le famiglie più impegnate.Nella seconda parte viene descritta la parabola della mezzadria, dalla sua «età dell’oro» di inizio ’900. Dagli anni ’20 il territorio entra in una crisi profonda, effetto combinato della fillossera della vite e della politica agraria fascista. Accanto ai coloni, duramente colpiti nelle condizioni di vita, appaiono altri protagonisti: il blocco agrario, le leghe bianche e i fascisti, questi ultimi sostenuti dai grandi proprietari. La carenza degli investimenti, il protezionismo, la repressione e la propaganda ruralista del regime creano le premesse per la successiva egemonia delle sinistre, avviata con il crollo della dittatura.L’ultima stagione della mezzadria è segnata da speranze di cambiamento e da lotte significative, guidate da leghe e Cgil, ma anche dalla sottovalutazione del repentino mutamento del clima economico e politico. Iconflitti diventano difensivi, mentre la repressione si allarga e l’economia locale torna a declinare. Il risultato finale è un massiccio esodo dalle campagne, soprattutto di giovani e donne, attratti dal benessere della società industriale; nonché il tramonto definitivo della mezzadria attraverso un ampio processo di ristrutturazione capitalistica dell’agricoltura, orientata alla viticoltura specializzata e diretta all’affermazione di una nuova e più solida economia di tipo «terziario-agricolo» (p. 184).

Fabrizio Loreto