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L’età della Restaurazione 1815-1860. Gli Stati italiani dal Congresso di Vienna al crollo

Marco Soresina
Milano-Udine, Mimesis, 231 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2015

La storia ottocentesca degli Stati italiani è stata letta dalla storiografia sostanzialmente
in due modi: da una parte, una lunga fase di preparazione al momento dell’unificazione,
della quale venivano messe in evidenza l’emergere di forze politiche liberali e
filopatriottiche, e di contro l’oscurantismo e la reazione che affliggeva l’Italia preunitaria;
dall’altra, una storia di Stati che non potevano essere liquidati all’interno di quella che
Berengo definiva una «leggenda nera», ma che avevano peculiari strutture amministrative,
vedevano confrontarsi diversi soggetti sociali, erano attraversati da processi di modernizzazione,
sia pur limitati e contraddittori.
Il volume di Soresina si inserisce all’interno di questo secondo campo, anche se non
presenta una tesi forte come quella che caratterizzava un volume di Meriggi di qualche
anno fa (Gli Stati italiani prima dell’Unità. Una storia istituzionale, Bologna, il Mulino,
2002). L’obiettivo dell’a. è, infatti, quello di offrire un quadro complessivo dell’Italia della
Restaurazione, non mettendo da parte l’analisi delle forze politiche e degli eventi tradizionalmente
etichettati come «risorgimentali», come faceva Meriggi, ma ricomprendendola
all’interno delle articolazioni istituzionali e dei conflitti di potere che attraversano la prima
metà dell’800. Una narrazione più «manualistica» anche se non priva di peculiari letture e
interpretazioni, che si evidenziano soprattutto nel modo in cui è costruito il volume.
Nel primo capitolo (Confini e regimi) l’autore offre un dettagliato quadro delle forme
di governo degli Stati preunitari, senza dare troppo spazio alle ideologie e alle forze
politiche che li mettono in crisi, alle quali è dedicato il capitolo successivo (Poteri e conflitti).
Il lettore dunque si trova di fronte ad una ricostruzione accurata di tutte le realtà
statuali italiane, nella quale sono ricomprese anche le rotture rivoluzionarie (1820-1821;
1848) analizzate nel loro profilo istituzionale. Se in questo modo lo sviluppo delle forme
di governo e di amministrazione degli Stati italiani è presentato in modo coerente e
unitario, però l’a. deve spesso rimandare al capitolo successivo la spiegazione delle cause,
dei protagonisti e degli eventi che determinarono rotture e crisi istituzionali. Ragioni e
protagonisti che vengono individuati nell’emergere di un’opinione pubblica liberale e antiassolutista,
e nell’azione delle forze politiche filounitarie e del Piemonte costituzionale,
mentre non viene messo a tema – in maniera consapevole da parte dell’a. come spiega
nelle pagine finali del volume – l’emergere del discorso nazional-patriottico, al centro
dell’attenzione della storiografia negli ultimi venti anni.
L’obiettivo di fornire una sintesi il più possibile completa è raggiunto dall’a. con il
terzo capitolo (Persone, lavoro, speranze), nel quale viene esaminato il quadro demografico,
economico-produttivo e sociale dell’Italia della Restaurazione. Privo di note bibliografiche,
come è ovvio in un’opera di questo tipo, il volume si conclude con un’accurata e
ragionata bibliografia.

 Enrico Francia