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Lidia Pupilli – Il sogno spezzato. Lina Tanziani e il suo tempo – 2005

Lidia Pupilli
Ancona, Affinità elettive, pp. 161, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2005

Angelina (Lina) Tanziani nacque ad Ascoli Piceno nel 1907. Dopo la licenza liceale, si iscrisse a Medicina, a Roma, poi si trasferì a Lettere. Nel frattempo era maturata la sua adesione al Partito comunista, perfezionata nel 1924. Nel 1925 si uccise nella biblioteca di casa con un colpo di pistola alla nuca. Lidia Pupilli ha riscoperto questa ?breve esistenza?: allusione non gratuita, poiché Lina fu lettrice attenta della «Rivoluzione liberale» e Gobetti amico del suo amato maestro. Nella foto di copertina, acconciata (e vestita) alla garçonne, Lina ci osserva inoltre con sguardo sorprendentemente gobettiano, dolce e fermo dietro le lenti. Le fonti della ricostruzione biografica consistono in un gruppo di oltre settanta lettere conservate dall’Istituto per la storia del movimento di Liberazione di Ancona, quindici delle quali pubblicate in appendice, oltre che nei ricordi tramandati dagli amici. Fra questi, Ermenegildo Catalini fu il vero maestro di Lina. Professore di liceo antifascista, e perciò trasferito e perseguitato, alla metà degli anni Venti fu colpito dal suicidio di tre fra i suoi migliori allievi ? Lina era la seconda ? e parve assumersene in qualche modo il peso aderendo, nel 1926, al PCd’I. In una delle sue lettere a Lina, straordinarie per l’assenza di ogni paternalismo professorale o maschile, aveva scritto: ?tu sei dommatica, settaria, partigiana: io sono liberale? (p. 148), acutamente osservando come l’attivismo della giovane donna e dei suoi compagni potesse apparire singolarmente speculare a quello, violento e vincente, dei fascisti.
La breve vita della ?piccola Comunista col suo sogno spezzato? ? così Osvaldo Licini, citato a p. 73 ? è esemplificativa del percorso intellettuale di una generazione postbellica che volle muovere alla ?conquista di [sé] e della [sua] vita, e della libertà e della verità? (lettera di Lina a un amico, p. 128). E tuttavia l’esito tragico e rapidissimo le conferisce evidenti peculiarità. Rispetto ad altre ?individualità femminili? coeve o affini per scelta esistenziale e politica cui Pupilli dedica un paragrafo del suo saggio (pp. 57-62), Lina esprime una femminilità acerba e inconclusa. Emerge la figura intellettuale, non a caso definita ?virile? da più di un commentatore postumo secondo gli stereotipi del tempo; ma del resto ella stessa scriveva a un amico e compagno: ?potrà magari sembrarti un po’ strano ? ho pochissima stima delle donne in genere? (p. 124), testimoniando un percorso di formazione ancora inadeguato alla solidarietà di sesso. Gli amici di Lina sono tutti uomini; sua unica amica la madre, destinataria di una corrispondenza intensa e matura.
E sono appunto le lettere, notevoli in ogni caso per linguaggio e argomenti (le passeggiate per Roma, le letture, gli incontri, la scoperta della ricca umanità dei compagni così lontani dalla sua istruzione ed educazione), ad assorbire l’attenzione del lettore, rammaricato ? è questo l’unico appunto che muoveremo all’appassionata ricostruzione dell’autrice ? di aver incontrato Lina Tanziani solo a p. 63, dopo un lungo viaggio attraverso le vicende europee, italiane e marchigiane di inizio secolo.

Paola Magnarelli