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Liliane Dufour – Nel segno del Littorio. Città e campagne siciliane nel Ventennio – 2005

Liliane Dufour
Caltanissetta, Lussografica, pp. 446, euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume vuole rispondere all’obiettivo di ?censire e descrivere? il patrimonio architettonico e urbanistico prodotto dal fascismo in Sicilia (p. 11), con la finalità di aprire una riflessione sui temi della sua tutela e valorizzazione come bene culturale. Per altro verso si propone come una riflessione storiografica sull’architettura e sull’urbanistica fascista, condotta su una vastissima base documentaria relativa alle nove province siciliane. Nel corpo del volume, però, i due obiettivi non sempre si integrano e si fondono.
Il libro è diviso in quattro parti. La prima studia l’architettura pubblica fascista: monumenti ai caduti, case del mutilato, del fascio, dell’economia corporativa, dell’Opera nazionale dopolavoro e dell’Opera nazionale balilla, per chiudere con l’architettura scolastica, sanitaria e sportiva. Una lettura critica sul filo del culto della sacralità della memoria, sui risvolti simbolici e sul ruolo di comunicazione pubblica dell’opera architettonica, con un’attenzione maggiore alle suggestioni della storiografia francese rispetto a quella italiana. La seconda parte è dedicata ai piani regolatori e agli interventi urbanistici, qui la chiave di lettura è nell’alternativa tra le teorie del diradamento e quelle dello sventramento. Emerge inoltre il ruolo d’impulso alla pianificazione svolto dalla legge del 1926 sulle località turistiche, ma anche il valore prevalentemente cartaceo dei piani, per lo più mai realizzati. La terza parte, dedicata alle condizioni abitative in Sicilia, è incentrata sul ruolo svolto dagli enti fascisti delegati alle politiche per la casa (IFACP, INCIS) con una particolare attenzione agli aspetti tipologici e agli standard costruttivi. I risultati ?assai limitati? (p. 303) ottenuti in questo settore sono letti come il prodotto della contraddizione tra il volontarismo statale e l’inerzia degli enti. L’ultima parte affronta il tema dei villaggi rurali, che è opportunamente iscritto dentro le più ampie coordinate della storia della bonifica integrale e quindi dell’ambiguo rapporto tra fascismo e latifondo. L’autrice opera una netta distinzione, urbanistica, tipologica e socio economica, tra i villaggi edificati nella fase della bonifica integrale, e quelli successivi prodotti dalla legge del 1939 sulla colonizzazione del latifondo. In complesso un esito quantitativamente limitato che rifletterebbe la debole capacità fascista di modernizzazione della realtà rurale isolana.
Il tema della modernizzazione è una chiave di lettura complessiva del volume che stigmatizza da una parte il fallimento dei processi di trasformazione del latifondo, dall’altra i successi nel campo della modernizzazione delle città, per cui, secondo l’autrice, ?in Sicilia il regime ha contribuito a cancellare in parte il ritardo accumulato durante l’età liberale in materia di infrastrutture urbane? (p. 399). Più in generale la quantità di fonti che documenta lo scarto tra programmi e realizzazioni, tra tensioni tecnocratiche e ideologie conservatrici, offre al lettore spunti per una più decisa interpretazione del fascismo in chiave di modernizzazione conservatrice.

Salvatore Adorno