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L’Italia dei movimenti. Politica e società nella Prima repubblica

Marica Tolomelli
Roma, Carocci, 256 pp., € 17,00

Anno di pubblicazione: 2015

Raccogliendo i risultati dei suoi studi sul terrorismo, sul Sessantotto e sui movimenti nella storia italiana, l’a. offre qui una sintesi chiara e stimolante della storia repubblicana più recente, muovendo da una critica al modo con il quale la storiografia ha inteso i movimenti e il loro ruolo nella storia italiana. Due sono i rilievi sostanziali avanzati: aver adottato un’interpretazione di movimento sociale schiacciata su un’esplicita connotazione di classe e segnata dalla centralità operaia; aver conseguentemente circoscritto la stagione dei movimenti a poco più di un decennio, tra la fine degli anni ’60 e la marcia dei 40.000 a Torino. L’a., invece, rileva l’esistenza e il ruolo di gruppi sociali eterogenei che si mobili- tano per proporre istanze di trasformazione all’opinione pubblica e alla politica ben prima del 1960 e anche dopo il 1980. Propone così una periodizzazione diversa, per la quale di stagione dei movimenti si può parlare dai primi anni ’50 fino alla metà degli anni ’80, una periodizzazione tanto più interessante perché di fatto ridimensiona la centralità del Ses- santotto quale momento unificante, quasi totalizzante, che per alcuni versi sussumerebbe l’intera stagione dei movimenti.
I cinque capitoli, disposti in ordine cronologico, seguono e discutono il farsi in questi quarant’anni di gruppi e movimenti di varia natura, mossi da istanze di trasfor- mazione e miglioramento della società. Dalle formazioni della nuova sinistra – nate nelle piazze e nei luoghi di lavoro tra anni ’50 e ’60 – che fanno emergere figure sociali nuove e obbligano le organizzazioni politiche e sindacali a ripensare caratteri e forme della propria rappresentanza, ai movimenti pacifisti, nel loro rapporto con le proposte del cattolicesimo postconciliare e, soprattutto, nell’interazione con le esperienze della crisi del coloniali- smo, da cui scaturiscono nuovi motivi e argomenti di critica e azione politica.
Il corposo capitolo dedicato al Sessantotto ripercorre e discute in modo preciso e articolato la complessa relazione tra movimenti, ideologie rivoluzionarie e violenza, con la progressiva radicalizzazione delle istanze di trasformazione, simboleggiata dall’emergere del «militante rivoluzionario», uno che «non lotta per vivere ma vive per lottare» (p. 139). Questa prospettiva ideologica totalizzante verrà criticata e messa in discussione dal fem- minismo, cui è dedicato il successivo ricco capitolo, il quale segue i complicati percorsi di costruzione della cittadinanza di genere, volta a modificare linguaggi e prospettive dell’azione politica, scontrandosi con resistenze e difficoltà trasversali alle diverse culture politiche. L’ultimo capitolo si concentra sulla presenza di movimenti all’indomani della stagione dei movimenti, quando una società civile torna a mobilitarsi per contrastare due fenomeni centrali negli ultimi decenni italiani: mafia e corruzione.
Il volume offre una chiave di lettura stimolante per interrogare la recente storia repubblicana italiana, combinando in maniera efficace la ricostruzione di relazioni e dina- miche complesse, con la possibilità di problematizzare convinzioni consolidate su questa stagione.

Emmanuel Betta