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L’Italia dopo il 1961. La grande trasformazio- ne

Mario Dogliani, Sergio Scamuzzi (a cura di)
Bologna, il Mulino, 492 pp., € 35,00

Anno di pubblicazione: 2015

Il volume nasce da un convegno organizzato dall’Università di Torino in occasione del centocinquantenario dell’unità d’Italia, e dedicato al periodo intercorso dal preceden- te anniversario, nel 1961. Se nelle celebrazioni del 2011 – tanto le iniziative istituzionali quanto quelle a carattere scientifico e gli interventi di public history – ha prevalso larga- mente l’attenzione al nodo delle origini, gli organizzatori del convegno torinese (tra cui i due curatori del libro) hanno privilegiato uno sguardo sul passato nazionale che parte invece dal presente, per rintracciare le origini dei processi e dei cambiamenti con cui il paese si sta oggi a diversi livelli confrontando. Le origini vengono individuate non tanto negli albori della storia nazionale, vale a dire nelle tare o nei successi del processo unitario, quanto in quell’insieme di trasformazioni che si svilupparono negli anni del miracolo eco- nomico e che ridisegnarono in profondità le strutture della società italiana, l’architettura delle istituzioni e la trama di culture e valori.
Si legano a questa scelta di partenza il principale motivo d’interesse del libro ma an- che una sua evidente frammentarietà. Il primo è sicuramente da individuare nella presen- za di molteplici apporti disciplinari. I contributi di storici, sociologi, politologi, giuristi, demografi, storici economici, storici della filosofia garantiscono infatti un allargamento dello sguardo e un arricchimento tematico rispetto alle ricostruzioni più convenzionali. Lasciata ai margini la storia politica in senso stretto, trovano così spazio, tra le altre, riflessioni sugli assetti istituzionali e costituzionali (Mario Dogliani, Alfio Mastropaolo, Michele Ciliberto, Marco Cammelli, Guido Melis), il peso della tradizione nella cultura diffusa (Loredana Sciolla), le generazioni, il genere e la famiglia (Alessandro Cavalli e Chiara Saraceno), le immigrazioni e il passaggio a una società multietnica (Maurizio Am- brosini), le istituzioni formative (Marino Regini), le classi e i ceti (Arnaldo Bagnasco), la trasformazione dell’apparato produttivo (Vera Zamagni e Giuseppe Berta), le rappresen- tazioni e autorappresentazioni dei vizi e delle virtù degli italiani (Silvana Patriarca).
La frammentarietà, invece, risiede nel fatto che la periodizzazione e l’impostazione di partenza non vengono argomentate, al di là del formale rimando agli anniversari e alle celebrazioni dell’unità d’Italia. Con il risultato che molti saggi non vi si attengono, misu- randosi con un arco temporale più lungo o più breve, dettato dal proprio specifico tema. Così anche il riferimento alla «grande trasformazione» appare soprattutto una cornice, puramente evocativa, in cui convogliare fenomeni distinti e percorsi di analisi paralleli, più che il risultato di una chiara ipotesi interpretativa.

Alessio Gagliardi