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L’Italia nella Triplice Alleanza. Politica e sistema militare

Roberto Sciarrone
Roma, Aracne, 488 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2014

Dopo un ampio quadro introduttivo che parte dalle guerre risorgimentali, l’a. entra in medias res delineando l’evolversi dei rapporti a tre all’interno della Triplice Alleanza, evidenziando sia i problemi interni italiani, tra cui le carenti sinergie tra governo e militari, sia le contraddizioni insite nell’alleanza sul piano militare. Il quadro storico risulta in questa analisi a tratti incompleto, presentando omissioni che non aiutano a chiarire una vicenda di per sé complessa. Si fa riferimento, per esempio, ai piani del generale Conrad per l’attacco preventivo all’Italia, ma non si menzionano i contrasti politici con il ministro degli Esteri Aehrenthal proprio su questo tema e tantomeno le dimissioni del capo di Stato Maggiore, che di tale contrasto furono l’inevitabile conseguenza.
Inoltre, considerato il curriculum dell’a., è lecito supporre che soltanto una stesura affrettata possa spiegare in questa prima parte una sintassi a tratti talmente confusa da rendere interi periodi del tutto incomprensibili, oltre ai numerosi refusi: si fa riferimento alle scelte politiche della Russia parlando del «gabinetto di Mosca» (p. 71), e si attribuisce al generale Luigi Cadorna (p. 65), anziché al padre Raffaele, la breccia di Porta Pia.
In aggiunta, l’ordine seguito non aiuta il lettore, che, dopo un capitolo sulle relazioni militari tra i membri della Triplice, si trova nuovamente catapultato nel 1870 per riprendere le fila del discorso sull’evoluzione militare interna italiana.
A seguire, dopo che si sottolinea l’impossibilità di «trattare in dettaglio i diciassette anni che separano il primo rinnovo della Triplice dallo scoppio della Grande Guerra» (altra svista: “dal 1887, data del primo rinnovo, al 1914 gli anni trascorsi sono ventisette) prende avvio un’approfondita descrizione delle riforme militari intraprese, in cui l’a.si perde in minuzie quali l’elenco del materiale contenuto nel pacchetto di medicazione individuale (p. 206).
Il IV capitolo, che affronta il complesso tema della comparazione tra le differenti modalità organizzative sul piano militare all’interno dell’alleanza, sembra ritrovare la ragion d’essere difficilmente ravvisabile negli altri, sebbene con curiose ripetizioni (di nuovo il pacchetto di medicazione a p. 304!) e 52 pagine (pp. 338-390) dedicate interamente all’elenco delle salmerie e del carico dei muli nel corpo degli alpini, forse collocabile negli allegati senza nulla togliere alla completezza dell’analisi.
In compenso, alla crisi definitiva dell’alleanza militare nell’estate del 1914 vengono dedicate le dieci pagine di cui consta il quinto e ultimo capitolo.
L’assenza di un filo conduttore non lascia spazio a quella visione d’insieme che un titolo tanto ambizioso lasciava presagire, né riesce nell’intento di offrire una sintesi che consenta al lettore di focalizzare i nodi fondamentali nei rapporti dell’Italia con gli imperi centrali.

Giulia Caccamo