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Livia Linda Rondini (a cura di) – La storia della statistica pubblica in Italia – 2003

Livia Linda Rondini (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 101, euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume raccoglie gli atti del seminario tenutosi nell’ottobre 1997 a Trieste in occasione della pubblicazione dei volumi di Giuseppe Parenti e Giuseppe Leti sulla storia del Consiglio superiore di statistica e dedicato alla storia della statistica pubblica. Cinque i contributi presentati, tutti opera di studiosi di statistica e di statistica economica: di Franco Tassinari sull’Istituto centrale di statistica dal 1926 al 1989, di Alberto Zuliani sul Sistema statistico nazionale (dal 1989 a oggi), di Renato Guarini sulle misurazioni dell’attività economica, di Giuseppe Leti su Mussolini e la statistica pubblica e, infine, di Maria Pazzano sull’organizzazione territoriale dell’ISTAT.
Gli interventi prendono dunque le mosse dalla legge istitutiva dell’Istituto centrale di statistica del 1926 sorvolando, al di là di qualche rapido cenno di Guarini, sul periodo precedente; scarsamente approfonditi nella ricostruzione fattuale e trascurati sul piano interpretativo risultano poi gli anni successivi al 1945. Lo spazio accordato al periodo fascista è quindi prevalente, e oggetto largamente preponderante dei tre contributi di carattere più propriamente storiografico (Tassinari, Guarini e Leti), a dispetto del titolo e delle intenzioni e a discapito dell’equilibrio del volume. Un equilibrio ulteriormente compromesso dalle numerose sovrapposizioni di temi e problemi tra i vari interventi. Sull’accentuato centralismo del sistema statistico previsto dalla riforma del 1926, con la dipendenza dell’Istituto dal capo del governo, sulla sostanziale inattendibilità delle statistiche economiche e sociali, dovuta sia all’utilizzo di metodologie non appropriate sia in alcuni casi a volute manipolazioni, sulla grande importanza attribuita sin dall’inizio da Mussolini alla statistica pubblica, e sull’apporto che conseguentemente egli diede allo sviluppo e al consolidamento del sistema statistico nazionale, solo per fare riferimento ai temi più rilevanti, si soffermano infatti diffusamente diversi interventi.
Non risiede però nella mancanza di equilibrio il principale limite del volume ma nell’insufficiente grado di elaborazione che caratterizza tutti i contributi presentati. Eccessivamente rapsodici e impressionistici per offrire una ricostruzione sufficientemente compiuta dei temi affrontati, sono corredati da un supporto bibliografico generalmente lacunoso e datato. Conservano interamente, insomma, l’originario carattere di intervento occasionale, sebbene il lungo tempo intercorso tra il seminario e la pubblicazione avrebbe consentito una profonda e mirata revisione. Necessario e proficuo, in particolare, sarebbe stato sicuramente un confronto almeno con gli interrogativi (se non con i percorsi di ricerca) proposti da un lato dalla più recente storiografia amministrativa, che pure alla statistica pubblica ha dedicato contributi originali e non marginali, e, dall’altro, dagli studi dedicati negli ultimi anni alle scienze sociali durante il fascismo.

Alessio Gagliardi