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Lo straniero indesiderato e il ragazzo del Giambellino. Storie di antifascismi

Luigi Borgomaneri
Bologna, Archetipolibri – Sesto San Giovanni, Fondazione Isec, 242 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2014

È un libro che intende far rivivere il complesso mondo della Resistenza attraverso
atti e memorie dei militanti, per valorizzare gli aspetti e i personaggi meno noti o ignorati.
Il filo conduttore è la storia di Carlo Travaglini: nato in Germania, figlio di una coppia
italo-tedesca, dichiarato indesiderabile dal Reich nel 1935 per atteggiamenti e dichiarazioni contrari alle dottrine razziste. Espulso dal Reich, si rifugia in Italia, dove fa il servizio
militare, trova lavoro a Milano, si sposa e ha una figlia. Nel settembre 1943, con l’occupazione tedesca, Travaglini si impegna a combattere gli avversari di un tempo in una sorta di
guerra privata senza legami con l’antifascismo organizzato: con carte falsificate fa liberare
centinaia di candidati alla deportazione e opera per salvare il patrimonio industriale; ma
tutto ciò sembra non bastargli.
Si impegna nelle prime azioni di sabotaggio: Gap ante litteram, al di fuori della rete
che i comunisti si stanno impegnando a costruire. Le vicende ricostruite sfuggono in
parte alla documentazione e alla cronaca delle forze resistenziali, del Pci in primo luogo.
L’a. ha compiuto una ricerca di vastità impressionante, frugando nella più minuta letteratura, in tutti i possibili fondi archivistici, riascoltando le registrazioni di interviste da
lui stesso fatte negli ultimi trent’anni e raccogliendo anche le ultime voci disponibili. La
guida principale in questa storia è il «ragazzo del Giambellino», Lamberto Caenazzo, che
di Travaglini è quasi ombra fedele, testimone a futura memoria.
L’a. si immerge nella realtà della Resistenza, ne individua i volti contradditori o
misconosciuti, si impegna a scioglierne gli interrogativi. Il libro è una costruzione affascinante piena di domande e di dubbi: alla carenza di documentazione diretta supplisce
spesso la deduzione. È un lavoro coraggioso e difficile, soprattutto nella seconda parte
che affronta le vicende delle formazioni in montagna. Qui il giudizio dell’a. si fa netto,
contrapponendo la determinazione, il coraggio e la lucidità di Carlo Travaglini alle inefficienze e incapacità dei diversi attori. Testimone partecipe o studioso di storia? Qualche
volta il dubbio si affaccia.
Una vena polemica percorre tutto il lavoro, contro la storiografia consolidata, soprattutto quella di ispirazione comunista. Ma la distruzione degli idola fori richiede accortezza, attenzione e soprattutto una grande pietas. Devo dire che la polemica mi sembra
fuori tempo: son quarant’anni che si discute e si depreca la monumentalizzazione della
Resistenza. E del resto non c’è stato solo il Pci ad accumulare retorica attorno al movimento di liberazione.
In tempi di scarsa passione civile, l’impeto dell’a. non può tuttavia non suscitare
simpatia e apprezzamento. Resta un dubbio, in certo senso solo «politico»: se non sarebbe più utile allargare l’orizzonte, scovare le incertezze e i dubbi, ma anche i lati positivi
di una lunga stagione storiografica, che non è certo da buttare, a cui questo stesso libro
appartiene.

Luigi Ganapini