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Lorenzo Benadusi – Il Nemico dell’uomo nuovo. L’omosessualità nell’esperimento totalitario fascista, prefazione di Emilio Gentile – 2005

Lorenzo Benadusi
Milano, Feltrinelli, pp. 430, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume affronta una delle componenti centrali dell’ideologia fascista: la virilità, immagine aggressiva della mascolinità e cardine dell’?uomo nuovo?. Tale modello prende corpo qui nel confronto col suo doppio speculare, incarnato da chi invece, eludendone la normatività, diventa nemico della razza, della nazione e dello Stato. Il fascismo però, come l’autore dimostra puntualmente, non inventa ma, piuttosto, mutua e rielabora, semmai esasperandoli, tratti culturali già propri al nazionalismo, al futurismo e alla cultura delle avanguardie. Né il regime inventa soluzioni nuove sul terreno giuspenalistico: il Codice Rocco non revoca la scelta di Zanardelli (1890) di non sanzionare le ?libidini contro natura?. Il silenzio del codice rientra ? seguendo diligentemente la scia di Mosse ? nel quadro più generale di una cultura borghese della rispettabilità che affida al silenzio e all’imposizione del silenzio la repressione.
Se in alcuni studi precedenti la condanna al confino di omosessuali era stata presentata come legata alla fase più acuta della propaganda razzista (1936-39), Benadusi dimostra ? attraverso una ricerca d’archivio assai solida ? come il fenomeno fosse anteriore e coerente nei tratti con il modello più ampio di virilità fascista. A finire al confino sono, infatti, fondamentalmente ?sodomiti passivi? che manifestano l’?inversione?. Circa trecento confinati in tutto, gramo risultato di cotanta retorica virilista e per questo riprova ? nella interpretazione dell’autore ? del fallimento dell’ambizione totalitaria del regime.
C’è anche un altro piano sul quale Benadusi considera l’incidenza del modello di virilità, ed è quello delle carriere fasciste. Per un verso, nell’impossibilità di una dialettica politica, l’accusa di pederastia viene utilizzata per sbarazzarsi di nemici e avversari. Pagine molto efficaci sono così dedicate sia alle spie omosessuali impiegate dalla polizia, sia ai dossier raccolti su Umberto di Savoia e su gerarchi quali Starace e Turati. Ma, per altro verso, ci sono personalità autorevoli attive nelle istituzioni (per tutti valgano il capo della polizia Senise e il suo compagno Zurlo, responsabile della censura teatrale), nella politica, nella cultura e nell’economia notoriamente omosessuali, che godono del massimo rispetto e vengono tollerate o, quanto meno, non perseguitate.
Anche se implicitamente, Benadusi dimostra così, a mio parere, come l’ossessione fascista per la virilità ? non appena si passi dall’analisi culturale più ampia all’analisi di dinamiche contestuali ? perde un po’ i connotati fobici, isterici o folcloristici che si è portati ad attribuirle. Né basta più considerarla come costruzione retorica e teorica inefficace nella ?pratica?. Efficace lo è anzi, ampiamente, nella misura in cui agisce come grammatica sociale, come codice condiviso e convenzionale, come repertorio di significati ai quali attingere per compiere ?azioni?. E ad avviare l’interpretazione storica di tale codice nel più lungo periodo il volume fornisce senz’altro un contributo innovativo di notevole rilievo.

Domenico Rizzo