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Lorenzo Bertucelli – Una generazione militante. La storia e la memoria dei sindacalisti modenesi – 2004

Lorenzo Bertucelli
Roma, Ediesse, pp. 642, euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il volume raccoglie le testimonianze di 47 lavoratori, protagonisti della storia del sindacato modenese negli anni del secondo dopoguerra. L’autore in una densa introduzione fornisce i parametri storiografici essenziali per inquadrare questi materiali documentari, ma è bene ricordare che in un precedente volume dello stesso editore (Un secolo di sindacato. La Camera del Lavoro di Modena nel Novecento, a cura di Luigi Ganapini) lo stesso Bertucelli aveva ricostruito la storia del periodo in modo acuto e rigoroso, attento non solo agli aspetti interni organizzativi, ma anche al contesto sociale e politico. In questo volume invece si presenta un mosaico di esperienze individuali, raccolte programmaticamente come ?storie di vita?.
Si tratta di un passaggio ?dagli archivi della ?classe’ agli archivi dell’?io’?, come aveva a suo tempo preconizzato Mario Isnenghi? Bertucelli osserva che questo passaggio verso l’individualizzazione della memoria è attenuato dal fatto che, pur essendo lo schema delle interviste estremamente libero, i testimoni si sono rivelati un gruppo socialmente e culturalmente compatto: ne emerge un racconto corale in cui i percorsi individuali sono vissuti come parte di un processo collettivo riconosciuto come l’elemento capace di attribuire una determinazione di senso alle singole esperienze individuali. Con grande finezza, che evidentemente gli deriva dall’aver già assolto in altra sede al compito della ricostruzione storica complessiva, Bertucelli delinea i punti su cui le testimonianze portano luce significativa, come il rapporto fra sindacato e Partito Comunista, il rapporto fra istanze riformiste e rivoluzionarie, i caratteri del mercato del lavoro, fino a un certo ?corporativismo? del sindacato stesso.
Ma un volume di 642 pagine non si può valutare sulla base delle 18 dell’introduzione, per quanto dense siano. Non potendo darne al lettore qualche saggio, ricorrerò ad un paragone. Queste interviste danno, a leggerle, un po’ la stessa impressione che le primissime fotografie di David Octavius Hill davano a Walter Benjamin: i soggetti ritratti in quelle foto, quando ancora l’invenzione era pressoché sconosciuta, erano talmente compresi dell’importanza di quell’operazione, che mettevano nelle lunghe pose allora necessarie una intensità, una concentrazione che aiutavano molto il fotografo, secondo Benjamin, dando a quelle immagini un’?aura? che poi si sarebbe persa nelle istantanee, più dirette e ?spontanee? ma anche più scontate e correnti delle epoche successive. Da qui il fascino e la complessità anche di queste pagine, dove i protagonisti non raccontano soltanto gli eventi a cui hanno partecipato, ma sono chiamati a compiere un’operazione di ricostruzione della memoria di cui si vede che sono consapevoli, partecipi, tanto da condensare in maniera viva ed efficace i principali eventi, i fatti simbolicamente rilevanti, collegandoli al complesso della loro esperienza, individuale e collettiva, e a un preciso sistema di valori. In questo modo completano efficacemente la ricostruzione storica, restituendoci quello ?spirito del tempo? che si perdeva invece nelle pagine dell’altro volume.

Luigi Tomassini