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Luca Baldissara (a cura di) – Il sindacato e il consolidamento della democrazia negli anni Cinquanta (Italia, Emilia-Romagna) – 2006

Luca Baldissara (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 344 pp., euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2006

Come una cenerentola, la storia del movimento sindacale resta ai margini della storia contemporanea, affidata, di volta in volta, a studi di nicchia, a sociologi, a politologi, a storici dell’economia, a protagonisti. Merita, invece, un riconoscimento più alto, se non altro per il grande legame con il presente. Così, ad esempio, è per le questioni contrattuali, per le relazioni industriali, per i modelli di sviluppo che implicano il lavoro, per l’intreccio tra indirizzi di sistema e condizione dei lavoratori intorno alle diverse possibilità del neoliberismo e del consolidamento dei diritti.È dunque bene che si cimenti con la storia del sindacato un gruppo qualificato di giovani studiosi che si dedica a un tema rilevante: l’antinomia tra la cornice costituzionale che si costruì tra il 1946 e il 1948 e il forte ritardo nella sua applicazione alla vita dei lavoratori nel loro ambiente produttivo. Se l’attuazione «costituzionale» all’interno dei cancelli aziendali, con i fondamentali diritti di associazione, di rappresentanza, di difesa dai licenziamenti arbitrari, si raggiunse soltanto nel 1970, con lo Statuto dei lavoratori, all’indomani di una feconda stagione di lotte, tutto il periodo precedente fu segnato dalla repressione più dura di spazi collettivi e individuali.La chiave di lettura del volume di una dialettica tra due principi appare così corretta, rilevando l’irrisolta questione di una classe partecipe dei sacrifici vissuti nel ventennio e nel periodo bellico, della difesa dal nazifascismo, della spinta verso la democrazia repubblicana matura, emarginata dai processi decisionali condotti da altri gruppi sociali più legati a concezioni autoritarie e illiberali. Luca Baldissara fa un quadro storiografico della «storia dei vinti», e discute le categorie della democrazia legate al lavoro e al conflitto sociale. Laura Cerasi analizza la teoria del «corporatismo» e del «corporatismo imperfetto», andando alle origini delle relazioni industriali e della contrattazione. Andrea Rapini esamina il «caso Piaggio» tra il 1943 e il 1947, verificando il rilevante problema dei Consigli di gestione e il tema della produttività intensiva. Sandro Bellassai si occupa della classe e dell’identità operaia, tra il 1947 e le storiche elezioni per le Commissioni interne del 1955, in chiave di cultura operaia e di consapevolezza democratica nel conflitto generale e aziendale. Marica Tolomelli apre i contributi dedicati all’Emilia Romagna, individuando modalità e dinamiche del conflitto e caratteri della costruzione organizzativa operaia in quel contesto. Simone Selva studia le politiche e le concezioni della controparte industriale in quel territorio. Claudia Finetti riporta casi concreti di discriminazione legata all’appartenenza politica e religiosa. Si tratta di un insieme interessante e utile al proseguimento del lavoro, che potrebbe arricchirsi allargando il periodo di studio anche alla dialettica del lavoro nel periodo fascista, questione alla quale si è cominciato a guardare, da qualche anno, con risultati non trascurabili.

Fabio Bertini