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Luca Bellocchio – L’eterna alleanza. La «special relationship» angloamericana tra continuità e mutamento – 2006

Luca Bellocchio
Milano, FrancoAngeli, 235 pp., euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2006

Cosa qualifica come «speciale» la relazione tra Gran Bretagna e Stati Uniti? Quali sono i fattori alla base di questa unicità? Come si possono equilibrare dimensione sistemica e contingenza storica nello spiegare sia la tenuta sia la profondità del rapporto angloamericano? Sono questi gli interrogativi cui cerca di dare risposta Luca Bellocchio in un volume originale e sofisticato, anche se non sempre sistematico e preciso.Il libro è diviso in tre parti. Nella prima ? la migliore ? Bellocchio definisce un framework teorico per esaminare le peculiarità della relazione tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Nella seconda parte si cerca, non sempre con successo, di applicare tale framework all’epoca storica, la guerra fredda, quando l’alleanza angloamericana non solo conobbe una profonda istituzionalizzazione, ma maturò quella dimensione peculiare che ha finito per distinguerla e qualificarla. Nella terza parte, infine, ci si sofferma sul dopo guerra fredda e su come l’alterazione sistemica successiva al 1989 abbia inciso anche sulla special relationship. Un capitolo conclusivo è dedicato all’11 settembre e al suo impatto sul rapporto tra Washington e Londra.Nella parte sulla teoria, Bellocchio opta proficuamente per un approccio eclettico, muovendosi tra le riflessioni delle diverse scuole di relazioni internazionali ed evitando le rigidità che spesso conseguono all’adozione di paradigmi esclusivi, siano essi di matrice realista, liberale o costruttivista. Questa «irriverenza teorica» (p. 13) permette all’autore di adattare e intrecciare efficacemente le riflessioni realiste e neo-realiste sul potere e la struttura, quelle liberali e neo-liberali sul ruolo delle istituzioni, quelle costruttiviste sul peso di elementi identitari, in particolare il cemento anglosassone e «anglo-sassonista». Nel farlo, Bellocchio offre al lettore una rassegna critica ed esaustiva delle principali riflessioni politologiche sul tema delle alleanze, notando peraltro come proprio la «natura assiomatica» (p. 15) della relazione angloamericana abbia finito paradossalmente per inibire la riflessione teorica su di essa e sulle sue cause.Più debole è invece la parte strettamente storica. La decisione di limitarla al post-1945 riduce grandemente la possibilità di fare pieno utilizzo delle intuizione di molte riflessioni costruttiviste. Qua e là, vi sono semplificazioni eccessive e interpretazioni discutibili. Per quanto rilevante, la valenza periodizzante della crisi di Suez è assai esagerata: appare francamente riduzionistica l’affermazione secondo la quale «con Suez la Gran Bretagna cesserà di essere una grande potenza perché non potrà più prendere decisioni in contrasto con la volontà del governo americano» (p. 134). Così come molte perplessità desta la parte finale sul dopo guerra fredda, in particolare laddove si sostiene che gli USA intendevano utilizzare la Gran Bretagna come leva «attraverso cui impedire il prevalere sia di un egemone regionale, che il formarsi di un superstato europeo che avrebbe potuto insidiare il ruolo egemonico globale statunitense» (p. 189).

Mario Del Pero