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Luca Di Vito, Michele Gialdroni – Lipari 1929. Fuga dal confino – 2009

Luca Di Vito, Michele Gialdroni
Roma-Bari, Laterza, IX-381 pp., euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il libro porta finalmente alla luce una storia dimenticata: la fuga di Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti da Lipari. Dopo una breve iniziale ricostruzione delle vite, del carattere, dei percorsi politici dei protagonisti, gli aa. raccontano con estrema precisione tutte le fasi della cospirazione, sia dalla prospettiva di chi stava al confino, sia di chi, all’estero, tramava per la buona riuscita dell’evasione: Alberto Tarchiani, Gaetano Salvemini, Raffaele Rossetti e sua moglie Maria, Italo Oxilia, Gioacchino Dolci, Marion Cave e suo padre, Amelia Rosselli. Oltre ai dettagli (la scelta dei motoscafi, le peripezie per trasportare i natanti in Tunisia dalla Francia) sono fedelmente riprodotti le ansie per i ritardi, l’impazienza per i falliti tentativi di fuga, le incomprensioni e i dissapori tra gli organizzatori stessi, le cocenti delusioni.Merita soffermarsi sulla scelta della forma e della struttura del libro: questo si presenta come un racconto a più voci costruito da stralci tratti dalle testimonianze edite dei tre evasi, guidato da una voce narrante che «prende per mano il lettore ove ce ne sia bisogno» (p. VIII) e intervallato, talvolta, da telegrammi e rapporti di polizia. Come su un palcoscenico, arrivano via via i personaggi della storia, tanto che il volume, al pari di un libretto di uno spettacolo teatrale o di un’opera lirica, intitola alcune pagine Personaggi principali e testimoni, Intermezzi, Titoli di coda.La ricerca è condotta in modo accurato e serio, sebbene gli aa. – non storici di professione – ricostruiscano la vicenda «tagliando e ritagliando» (p. IX) senza portare avanti una problematizzazione del confino. Questo è spiegato velocemente nelle prime pagine, ma solo per bocca dei diretti protagonisti. Senza nulla togliere all’importanza delle fonti soggettive, esse sono utilizzate talvolta in modo acritico. Inoltre, per rendere fluida la lettura – come è espressamente dichiarato – il libro non è corredato di un apparato di note consistente: tale scelta rende il volume difficilmente utilizzabile come strumento di studio e non precisamente collocabile in un determinato settore di ricerca.Gli aa. non mancano di riportare le angosce di Rosselli, Lussu e Nitti, ma è bene ricordare che il loro confino fu più lieve che in altri casi. La situazione a Lipari era, infatti, meno difficile di altre realtà confinarie. A ciò si aggiunga che le possibilità economiche a disposizione dei tre non erano quelle della maggioranza della popolazione confinaria, costituita non da intellettuali e appartenenti alla media-alta borghesia, ma da classi operaie e contadine. Una popolazione, questa, che non aveva i mezzi per affittare case private e, tanto meno, organizzare, come fece la moglie di Rosselli, feste per bambini con regali fatti mandare dalla penisola. Emerge così, ancora una volta, quell’immagine consolidata, ma falsata, del confino come misura blanda, del tutto estrapolata dal contesto repressivo della realtà fascista.Merita infine di essere evidenziato l’apparato iconografico: belle sono le fotografie, soprattutto quelle che ritraggono le lettere scritte con inchiostro simpatico per aggirare la censura.

Camilla Poesio