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Luca Fanelli – La scelta della terra. Studio di un insediamento rurale del Movimento Sem Terra in Brasile – 2003

Luca Fanelli
Torino, Silvio Zamorani, pp. 158, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il Movimento Sem Terra non è stato ancora adeguatamente esplorato dalla storiografia contemporanea, né in ambito americano né europeo. Si tratta di un fenomeno anomalo nel quadro dei movimenti di ?resistenza’ rurale tradizionali e a suo modo trasversale: politico-sindacale e migratorio insieme. Il testo di Luca Fanelli, pubblicato nella collana del Dipartimento di storia dell’Università di Torino, è tratto da una tesi di laurea, per la quale l’autore ha studiato la comunità Sem Terra di Santa Maria, nello Stato del Paraná.
Il volume può essere suddiviso in due parti fondamentali: la prima descrive il contesto storico nel quale ha preso il via l’insediamento, cercando di collocarlo nei processi regionali e nazionali di ridefinizione degli equilibri città-campagna e dei rapporti tra latifondo e piccola proprietà. La seconda è invece dedicata a una ricostruzione analitica delle caratteristiche della comunità e della sua organizzazione sociale e produttiva. Il metodo utilizzato è quello tipico della microstoria, con tutti i vantaggi e i limiti che questo comporta, in particolare nell’utilizzo delle fonti. Queste sono fondate da un lato sulla limitata serie di pubblicazioni esistenti sul movimento (diverse delle quali autopromozionali), e dall’altro sul ruolo determinante delle testimonianze orali. Particolarmente interessante mi è parsa la parte dedicata alle dinamiche migratorie che hanno portato a una scelta (più o meno consapevole) di ?ritorno alla terra? nel quadro dell’impatto dei cicli di colture sui mercati e dei processi d’impoverimento e inurbazione selvaggia. Se originale mi sembra la definizione delle periodizzazioni, così come la descrizione delle relazioni personali e di gruppo (da cui emerge con forza il diverso approccio alla comunità tra contadini di ?professione? e rurubanos, di provenienza cittadina), più spazio e profondità avrebbe forse meritato la dimensione politico-istituzionale del movimento.
Anche il riferimento ai due canali privilegiati di formazione dei Sem Terra, rappresentati dalla Chiesa (attraverso le Commisão Pastoral do Joventude e do Terra) e dalla militanza sindacale, forse necessitava di una maggiore contestualizzazione. Estremamente significativa mi è parsa al contrario la riflessione sulla pratica dell’occupazione delle terre come fenomeno migratorio e atto politico insieme, nonché come momento topico del vissuto esperienziale dei Sem Terra; un processo che li incorpora definitivamente in un movimento la cui scarsa burocratizzazione e i cui particolari meccanismi di formazione di leadership ne hanno fatto un attore sociale innovativo e, seppur con molti limiti, caratterizzato da un’inedita ?plasticità’. Lo studio compiuto su questa microsocietà ci offre quindi una sintesi equilibrata tra la visione ?dal basso’ dei protagonisti e le intenzioni investigative dell’autore, che può essere un utile punto di partenza per approfondire la vicenda dei Sem Terra, collocandola nel quadro del movimentismo latinoamericano e definendone l’originalità anche in relazione alle sfide che attendono il Brasile in questa fase di transizione della storia del subcontinente.

Massimo De Giuseppe