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Luca Ventura – Ebrei con il duce. «La nostra bandiera» (1934-1938) – 2002

Luca Ventura
Prefazione di Fabio Levi, Torino, Zamorani, pp. 132, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2002

Insoddisfatto dell’attenzione finora dedicata al periodico torinese (i lavori di De Felice, Valabrega e Sarfatti ed altri sono passati in rassegna nell’Introduzione e costantemente ripresi nelle note), l’autore si è riproposto di colmare la lacuna, attraverso un esame ravvicinato delle pagine della rivista. L’ipotesi di fondo, delineata nel primo capitolo, punta a ridimensionare la riduttiva identificazione fra ?La nostra bandiera? e la figura di Ernesto Ovazza, segnalando l’apporto degli altri condirettori (Liuzzi e Foà) e dei numerosi collaboratori (fra i quali importanti rabbini), ma soprattutto la consonanza fra le idee propugnate dal periodico e un ampio settore degli ebrei italiani. Dopo un excursus sui modi in cui identità ebraica e ideali fascisti venivano declinati all’unisono, il resto del volume analizza cronologicamente le annate della rivista. Filo conduttore de ?La nostra bandiera? è l’adesione alle iniziative del regime e la rivendicazione della piena appartenenza alla nazione degli ebrei italiani e della loro lealtà fascista. In questa cornice si spiegano, ad esempio, l’iniziale antisionismo e la successiva rettifica in direzione di un’intesa con i sionisti ?revisionisti? di Jabotinsky, nel quadro dell’auspicato protettorato italiano in Palestina. Risulta inoltre comprensibile anche l’attenzione per il montante antisemitismo europeo: infatti nei bagni di folla dell’Italia imperiale ed autarchica, nei quali la rivista si riconosce appieno, sarebbe rispuntata la polemica antisemita, sul terreno della lotta alle sanzioni. L’alleanza con il Terzo Reich radicalizza i fermenti antisemiti del fascismo e ai ?bandieristi? non resta che la malriposta fiducia in quel duce che avrebbe condotto molti di loro ad una tragica fine. Il principale pregio di questa ricerca è nella scansione meticolosa delle pagine del periodico, resa purtroppo meno apprezzabile dalla mancanza di un indice dei nomi. Questa strategia dell’aderenza ai testi consente di evitare letture pregiudiziali e restituisce ?La nostra bandiera? al suo contesto storico. Laddove il pregio si converte tuttavia in un limite è nella mancanza di un raffronto con un novero più ampio di fonti: articoli, pubblicazioni, carteggi e documenti archivistici sono quasi sempre citati indirettamente. Forse lo sguardo dall’interno contribuisce anche a spiegare perché la condivisibile insistenza dell’autore sulla non marginalità dell’esperienza dei ?bandieristi? e sull’utilità della loro rivista come fonte per la storia delle comunità ebraiche durante il fascismo, a tratti si proietti nel tentativo di fare della loro vicenda un indicatore sicuro del ?consenso? degli ebrei italiani al regime o di ravvisarvi più elementi di lucidità di quanti non ve ne fossero effettivamente. Se, come giustamente suggerisce la Prefazione di Fabio Levi, l’itinerario de ?La nostra bandiera? rivela uno dei possibili esiti dell’integrazione, nondimeno la continuità con alcuni aspetti dell’esperienza prefascista andrebbe problematizzata: fra la fedeltà alla monarchia del vecchio ?Vessillo israelitico? e quella al regime della ?Nostra bandiera? resta proprio quella differenza che i ?bandieristi? intendevano occultare.

Michele Nani