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Lucio Ceva – Spagne 1936-1939. Politica e guerra civile – 2010

Lucio Ceva
Milano, FrancoAngeli, 450 pp., € 48,00

Anno di pubblicazione: 2010

Lucio Ceva è notissimo e apprezzato storico militare che ha dedicato importanti ricerche alle forze armate italiane, e non solo. Con Giorgio Rochat e Nicola Labanca è forse tra i pochi specialisti a non dipendere, né organicamente né culturalmente, dall’istituzione che studia.Le sue attenzioni verso la Spagna risalgono a visite giovanili in pieno franchismo e ai contatti che riuscì a sviluppare nei decenni successivi. La dimensione personale, con le sue passioni e simpatie, è ben presente nel testo ma non condiziona l’analisi né i giudizi storici che ci offrono un quadro sostanzialmente corretto e felicemente espresso. Il titolo rimanda alle diverse morfologie dei paesaggi spagnoli, dall’arido altopiano centrale della Meseta al Nord-ovest umido e poi alla cornice mediterranea e atlantica. Le fonti sono di tipo diverso: studi scientifici (non solo spagnoli) e opere cinematografiche e letterarie nonché preziose conversazioni con protagonisti.L’a. identifica con competenza le radici della guerra civile nei problemi irrisolti della Seconda Repubblica nata nel 1931. Si tratta di uno Stato diviso tra riformisti, maggioritari ma piuttosto timidi, reazionari nazionalcattolici aggressivi e rivoluzionari libertari in costante fermento. Egli si concentra quindi sulla situazione militare e politica delle due metropoli, Madrid e Barcellona, che seppero far fronte nel luglio 1936 al golpe tramite un’alleanza antifascista cui parteciparono le forze anarchiche. Al riguardo Ceva esamina l’atteggiamento di alcuni leader della Cnt-Fai distinguendo tra collaborazionisti e intransigenti e mostra affinità con il realismo di personaggi come Diego Abad de Santillán, orientato ad accettare i condizionamenti delle urgenze belliche. Al tempo stesso lo storico cerca di approfondire lo spirito dei combattenti libertari, come Buenaventura Durruti. A entrambi attribuisce il merito di aver realizzato «forse la sola rivoluzione sociale quasi incruenta tentata in Europa occidentale durante il XX secolo» (p. 130).D’altra parte si valorizza la personalità del socialista Juan Negrín, capo del governo dal giugno 1937, spesso considerato subordinato a Stalin, unico fornitore di consistenti aiuti militari alla Repubblica. Secondo Ceva, Negrín si muoveva, come non pochi leader repubblicani, con la speranza che «alla fine sarebbero state le democrazie europee a soccorrere la Spagna» (p. 221), un paese dove i rivoluzionari erano stati emarginati dalla cruenta repressione del maggio 1937 a Barcellona. Paradossalmente questa linea difensiva del governo Negrín avrebbe alla lunga difeso la stessa sopravvivenza del movimento libertario evitando che vincesse il modello dei golpisti, definito «un Medioevo in salsa falangista» (p. 215).Il volume raccoglie inoltre vari saggi e recensioni, in particolare sui quattro volumi editi nei primi anni ’90 dall’Ufficio storico dello Stato maggiore. È interessante la riflessione sul noto film di Ken Loach, Terra e libertà, cui attribuisce la capacità di aver «squarciato il silenzio» (p. 169) sulle aspirazioni rivoluzionarie della prima fase. Nel complesso è un lavoro ricco e avvincente al di là di piccole, forse inevitabili, imprecisioni.

Claudio Venza