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Luigi Lorenzetti – Destini periferici. Modernizzazione, risorse e mercati in Ticino, Valtellina e Vallese, 1850-1930 – 2010

Luigi Lorenzetti
Udine, Forum, 271 pp., Euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2010

Da diversi anni le regioni alpine occupano un posto centrale nella riflessione sulla modernizzazione delle aree periferiche e sull’impatto dei processi globali sulle comunità locali. Adottando un approccio comparativo e «articolando le esperienze socio-economiche della scala regionale con quella familiare e individuale» (p. 256), Lorenzetti mette a confronto tre regioni alpine: i cantoni svizzeri del Ticino e del Vallese e la provincia di Sondrio. Aree di transito tra il Nord e il Sud delle Alpi, queste zone di confine presentano affinità (impatto sul territorio della costruzione di infrastrutture; ampie autonomie e radicate identità locali; marginalità dello sviluppo industriale; forti correnti migratorie) e differenze in relazione alle modalità e al grado di integrazione nell’economia di mercato che rendono stimolante l’analisi «micro» proposta dall’a. con l’intento di sottoporre a vaglio critico «i modelli “macro” finora elaborati per rappresentare il nesso tra famiglie e modernizzazione» (p. 18).Davvero imponente è la base di dati e raffinate sono le tecniche di elaborazione che sostengono i vari segmenti della ricerca attenta a indagare i rapporti che le economie montane e i gruppi familiari hanno intrecciato con i mercati tra metà ‘800 e primo ‘900. Il volume s’interroga sulle dinamiche dei vari settori di produzione; sulle migrazioni interne ed esterne; sui caratteri e l’evoluzione del mercato immobiliare e del credito; sul nesso tra pluriattività e divisione sessuale del lavoro. Si delinea una pluralità di situazioni in cui la diffusione dei rapporti di mercato veicolati dalla modernizzazione non si traduce univocamente in disgregazione, sradicamento e dipendenza, così come i sistemi di pluriattività familiare non si chiudono sempre e ovunque in una strategia difensiva. Il rafforzamento dei legami di interdipendenza familiare indotto dalle opportunità della pluriattività sembra, anzi, aver favorito in taluni contesti l’integrazione nelle logiche dell’economia di mercato.Particolarmente innovativi nell’impostazione e nell’uso delle fonti (catastali e notarili) sono i capitoli dedicati alla gestione familiare delle risorse immobiliari e al rapporto tra domanda e offerta nel passaggio da un mercato del credito dominato dalle reti private a un sistema formalizzato (mutuo credito e banche). Emerge tutta la complessità del rapporto tra emigrazione, rimesse e mercato fondiario locale; tra circolazione dei beni, andamento dei prezzi, vocazione produttiva delle diverse aree e disuguaglianze di genere nella proprietà. Colpisce il contrasto tra le difficoltà di accesso al credito di una parte dei contadini delle regioni di montagna e la consistenza dei flussi di liquidità provenienti dalle rimesse degli emigranti «captate dalla nuova rete bancaria». Come dire, è l’orientamento dei nuovi attori del credito ad acuire il divario o, perlomeno, «a non sostenere le necessità dell’economia locale», (p. 194) prendendo la via del credito alle province più ricche della pianura o dell’investimento nei settori a maggiore redditività delle economie urbane.

Monica Pacini