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Luigi Masella – Laterza dopo Croce – 2007

Luigi Masella
Roma-Bari, Laterza, 150 pp., Euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2007

Per la collana «Percorsi», Luigi Masella ha scritto un libro breve ma ricco di interesse sugli orientamenti e il destino della casa Laterza tra la caduta del fascismo e la fine degli anni ’50. Un periodo cruciale per tutta l’editoria italiana, chiamata a rispondere alle sfide poste dalla costruzione della nuova Italia repubblicana, ma che per Laterza significò anche trovare una nuova identità «dopo Croce», dove il «dopo» si può ben leggere come «oltre» quel Croce, che, fin dal sodalizio del 1901 con Giovanni Laterza, aveva costituito l’anima della casa editrice barese. E con la morte di Giovanni nel 1943, questo compito fu affidato ai giovani cugini Franco e Vito, i quali perseguirono una politica di «rinnovamento nella continuità» (p. 109), cercando anzitutto di raccogliere l’eredità crociana della religione della libertà, alla quale erano cresciuti, senza lasciarla cristallizzare, come invece andava facendo il senatore Croce, in una visione politica di stampo conservatore (se non reazionario) poco permeabile alle diverse articolazioni della società post-bellica.La nuova collana «Libri del tempo», di cui fanno parte Dieci anni dopo e I sindacati in Italia, è l’espressione manifesta della volontà di adeguarsi a un mondo in mutamento e di allestire gli strumenti analitici per comprenderlo. Ed è altresì significativo l’inserimento nella «Biblioteca di cultura moderna» di una serie dedicata al teatro e al cinema. Ma forse è proprio nelle «vecchie» collane che si percepisce il tramonto dell’egemonia crociana (e il dato anagrafico della morte di Benedetto Croce non è il più significativo in questo senso): negli «Scrittori d’Italia», diretti fin dal 1937 da Luigi Russo (visto, anche nei suoi contrasti personali con Croce, come il «traghettatore» della Laterza al dopo-Croce); nella «Collezione storica», affidata nel 1954 ad Armando Saitta che vi pubblicherà la sua Antologia di critica storica, in cui ribadisce la necessità di superare la storiografia etico-politica e aprirsi a un nuova storia sociale (marxista e non), e che ospiterà la Storia d’Italia di Denis Mack Smith in ideale opposizione alla Storia d’Italia di Croce; nella «Biblioteca di cultura moderna», diretta dal 1955 da Eugenio Garin, maestro di Vito Laterza a Firenze, che perfettamente interpreta il ruolo che è chiamato a impersonare in casa editrice: «La democrazia ha invaso il ruolo della cultura e oggi non ci sono guide e capi sovrani quali fu il Croce» (p. 116). Le sue Cronache di filosofia italiana, con la loro impostazione programmaticamente antiunitaria fanno pendant con l’Antologia di critica storica e segnano la svolta. Sottolinea Masella che questo processo di «modernizzazione» fu diretto saldamente da Franco e Vito Laterza, che seppero coniugare le esigenze di un’impresa commerciale (aprirsi al mercato della cultura di massa, alla scuola e all’università, affrontare la concorrenza) con quelle di uomini di cultura chiamati a individuare le strade del rinnovamento civile dell’Italia senza pregiudizi ideologici e politici. In questo furono veri editori, come si può constatare leggendo soprattutto le note, che riportano ampi stralci della corrispondenza di Vito e Franco Laterza con gli autori e i curatori delle collane.

Luisa Azzolini