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Luigi Torres – Il brigantaggio nell’Abruzzo Peligno e nell’Alto Sangro – 2001

Luigi Torres
Alessandria, Muscente Majell, pp. 413, ill., euro 23,24

Anno di pubblicazione: 2001

L’Abruzzo, d’altra parte come la Calabria, è uno dei luoghi dove più forte è stata la compenetrazione tra brigantaggio e storia locale. Le stesse caratteristiche geografiche delle regione, non a caso evocate nel primo capitolo, costituivano quasi un prerequisito per le attività brigantesche. Sebbene la ricostruzione di Torres sia di lungo periodo, con una lunga digressione sul decennio francese, il tema centrale è senza dubbio il brigantaggio post unitario. L’autore sceglie la ricostruzione delle singole bande di briganti (Sulmontini, Maiella, Introdacquesi, Crocitto, Tamburini e Pastore, Primiano, Cannone e Fuoco), pur dedicando un capitolo specifico al tema delle brigantesse. Il volume può essere adoperato non solo per la documentazione archivistica adoperata dall’autore (la parte più interessante è essenzialmente quella relativa all’archivio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, ma sono frequenti anche i riferimenti agli Archivi di Stato di L’Aquila e Sulmona), ma soprattutto perché dà conto di una enorme massa di pubblicistica, locale e non, spesso poco nota, ma, probabilmente, di un certo interesse per chi volesse riprendere la storia del brigantaggio (anche se poi ne andrebbe verificata la reperibilità e l’agibilità di consultazione). L’autore è assolutamente lontano da qualunque tentazione di stampo ?revisionista?: la sua è una storia di briganti contro l’unità, che non indulge affatto nella rivalutazione di una presunta epopea brigantesca; per lui il brigantaggio rimane essenzialmente un ?fenomeno di chiara matrice malavitosa? (p. 123). In un contesto culturale spesso schiacciato da un revival preoccupante di legittimismi e da acrobatici revisionismi, il libro di Torres, un onesto contributo di storia locale, nel suo equilibrio di giudizio, acquista maggiore valore, anche se non si può nascondere un certo sconcerto del lettore per qualche ardito parallelo e qualche continuità di troppo tra presente e passato, tra brigantaggio post unitario ed altri fenomeni difficilmente paragonabili ad esso.
Il volume si chiude con un’appendice documentaria di circa cento pagine; mentre tutto il libro è corredato da una frequente iconografia tanto dei luoghi quanto dei protagonisti delle vicende narrate.

Marco Armiero