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Luisa Bellina, Maria Teresa Sega (a cura di) – Tra la città di Dio e la città dell’uomo. Donne cattoliche nella Resistenza veneta – 2004

Luisa Bellina, Maria Teresa Sega (a cura di)
Sommacampagna-Treviso, Cierre-Istresco, pp. 397, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il libro offre un contributo originale di conoscenza e discussione al dibattuto rapporto tra donne e Resistenza, nodo significativo, ricorda qui Gaiotti De Biase, del radicamento popolare della guerra di Liberazione e del legame già sottolineato da Anna Bravo tra resistenza militare e civile, tra resistenza e non violenza. Con quali motivazioni e in che modo le cattoliche hanno partecipato alla Resistenza? Se nella ricerca trova conferma il rilievo della famiglia nell’orientare le scelte, non necessariamente però di famiglie cattoliche, ma anche laiche di socialisti e comunisti, dove la lotta per la libertà e la giustizia sociale, osserva Sega, non appariva in contrasto con una religiosità delle donne vissuta come carità e giustizia, e neppure inatteso è il ruolo che hanno svolto nella scuola e nell’università insegnanti antifascisti (Sega ricorda a Padova la presenza di Marchesi, Bobbio, Valgimigli), problematico ma assai interessante è invece il legame tra scelta resistenziale e formazione cattolica nella FUCI o nella Gioventù femminile di Azione Cattolica.
La FUCI veneta come organizzazione mista appare favorire maggiormente la costruzione di autonomia e libertà femminile, mentre GF perseguiva una formazione separata, strettamente religiosa e conservatrice, volta a impegnare le donne in un’opera di moralizzazione sociale soprattutto in vista del dopoguerra. Così facendo, osserva Sega, GF spingeva tuttavia all’azione, e Gaiotti ne sottolinea il carattere innovativo di ?vivaio? d’iniziativa femminile. Comunque sia, è poi nelle tante sfaccettature della scelta, restituite con finezza di lettura da Sega, che la fede cattolica segna in modi diversi le ragioni dell’adesione, la presenza nella Resistenza, l’imprigionamento e le torture, la deportazione, talvolta la morte. Il profilo di Ida d’Este, restituito con paziente lavoro di ricomposizione di scritti e memorie da Bellina, testimonia questa complessità di apporti: accanto alle letture di Maritain e di Mounier, alle memorie del Risorgimento, alla vocazione a una vita di castità e di impegno cristiano ?integrale?, appare il desiderio di una libertà femminile che trae ispirazione e legittimazione dai modelli di santità, così come il coraggio dal martirio cristiano. Se le scelte dei vescovi del Veneto non sembrano avere un legame diretto con percorsi di resistenza che rispondevano a una personale assunzione di responsabilità, soprattutto dopo le leggi razziali, non manca nella ricerca, a confermare le ragioni del suo radicamento ?veneto?, il richiamo ad alcune figure significative tra questi, come pure alla tradizione sociale del Cattolicesimo veneto (Gaiotti De Biase), e al femminismo cristiano, che a Schiavetto pare qui anticipare in certo modo le ?raggine? e le apostole del lavoro da lei studiate nella diocesi di Vittorio Veneto. Per le testimonianze, infine, sono da segnalare le interessanti riflessioni di Sega sulla mancata costruzione nel dopoguerra, da parte delle donne cattoliche, di una memoria pubblica della loro partecipazione alla Resistenza.

Anna Scattigno