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L’unificazione amministrativa nel Mezzogiorno. Le Luogotenenze da Cavour a Ricasoli

Elena Gaetana Faraci
Roma, Carocci, 229 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2015

La tematica centrale riguarda il «funzionamento» e il ruolo delle Luogotenenze a Na- poli e a Palermo nel contesto del «processo di unificazione amministrativa» (p. 9). L’arco temporale è quello della travagliata transizione dai Borbone ai Savoia, dall’ottobre 1860 all’ottobre 1861; l’ottica è quella del rapporto intessuto dai luogotenenti e dai Consigli di Luogotenenza con il governo centrale, e non con le diverse e articolate realtà territoriali, come pure sarebbe stato interessante leggere. Le fonti privilegiate sono a stampa, soprat- tutto l’Epistolario di Cavour, ma anche i Carteggi Ricasoli, il Diario di Minghetti, gli Atti parlamentari, i Verbali dei Consigli dei ministri; meno frequenti le citazioni archivistiche. Ricorrenti (e forse evitabili) le digressioni biografiche anche per i protagonisti più noti.
L’a. in sostanza offre un bilancio su una questione già molto dibattuta a livello sto- riografico, quella dell’ordinamento dello Stato. Sarà Cavour a volere, con legge 24 giugno 1860 presso il Consiglio di Stato, la Commissione temporanea di legislazione, all’interno della quale verrà portato avanti il confronto sulla tesi regionalista. Il 13 agosto 1860 presenta la sua Nota il ministro dell’Interno Luigi Carlo Farini (p. 80), che avrebbe usato il termine «regione» con riferimento alle grandi divisioni spaziali del paese secondo uno schema al quale lavorerà in Sicilia il Consiglio straordinario di Stato dell’ottobre 1860 per armonizzare l’unità italiana con «il principio delle autonomie locali» (p. 27). La Com- missione presso il Consiglio di Stato termina i lavori il 4 marzo 1861; il 13 Minghetti presenta i quattro disegni di legge sul sistema amministrativo; il quarto è sulle regioni (pp. 80-81), ma di fatto nell’impianto la rilevanza passa alla «provincia» (p. 103).
Gli avvicendamenti nelle Luogotenenze a Napoli e in Sicilia, le difficoltà del loro funzionamento, restituiscono le tormentate vicissitudini nelle realtà meridionali tra que- stioni di ordine pubblico, episodi di brigantaggio, mantenimento del personale reclutato dal regime borbonico, necessità di misure economico sociali, fino a determinare con Ri- casoli posizioni più favorevoli all’accentramento (p. 116). Lo statista toscano dovrà tener conto della situazione internazionale, dell’opportunità di dimostrare il diretto controllo sulle province meridionali (p. 155), per cui procederà con i «decreti di ottobre» a liquidare l’esperimento delle Luogotenenze e a sancire il «trionfo dell’accentramento a base provin- ciale» (p. 168). Interessanti a ridosso dei provvedimenti, le lettere e i rapporti di Diomede Pantaleoni e di Peruzzi che avevano visitato il Mezzogiorno tra agosto e ottobre 1861 con lo scopo «di indagare sui bisogni delle popolazioni e di fornire consigli al governo sull’or- ganizzazione amministrativa» (p. 157). Da Pantaleoni viene l’avvertimento all’esecutivo che l’abolizione della Luogotenennza sarebbe stata «male sentita» in tutta la Sicilia (p. 178), ma ormai la sconfitta dell’autonomismo e del decentramento era segnata.

Maria Marcella Rizzo