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Lutz Klinkhammer, Claudio Natoli, Leonardo Rapone (a cura di) – Dittature, opposizioni, resistenze. Italia fascista, Germania nazionalsocialista, Spagna franchista: storiografie a confronto – 2005

Lutz Klinkhammer, Claudio Natoli, Leonardo Rapone (a cura di)
Milano, Unicopli, pp. 340, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2005

I caratteri di una dittatura sono disegnati anche dalla vitalità della sua opposizione e dalle varie forme in cui si esprime. Questo è l’assunto che tiene insieme i diversi saggi di cui si compone il libro che riunisce numerosi interventi a un convegno sul tema organizzato nel 2003 dall’Università della Tuscia. E sebbene i periodi e i contesti siano troppo diversi per garantire la tenuta di un approccio comparativo, non mancano nel volume i contributi originali capaci di ampliare la conoscenza dei singoli fenomeni esaminati.
In ciascuno dei tre paesi la quantità e intensità delle manifestazioni di opposizione, e per contro la durezza della repressione, sono state diverse in pace e in guerra, e la guerra ha avuto in ognuno di essi una sua specificità e un’importanza diversa per i loro regimi dittatoriali. In Spagna il regime franchista nasce e si impone attraverso una guerra civile durante la quale, per ciò stesso, ogni dissenso è spietatamente stroncato, perché è assimilato a un atto di belligeranza del nemico interno; e questo carattere genetico impronterà a lungo il rapporto tra regime e opposizione. In Italia benché l’ipernazionalismo aggressivo sia stato un carattere identitario del regime fascista, la guerra è pur sempre risultata un’appendice ?imprevista? che non ha mutato il rapporto dittatura-opposizione, fino ovviamente allo snodo del 25 luglio. In Germania, dove la guerra è stata fin dall’origine del regime nazista la sua principale ?ragione sociale?, la durezza repressiva è stata già in tempo di pace da tempo di guerra, per poi intensificarsi nel periodo bellico vero e proprio, consentendo una sorta di vera ?resistenza della disperazione? solo nel vortice del crollo finale.
Se questo è lo schema, le varianti sono tante. La storiografia tedesca ? lo si capisce attraverso i saggi di Klessmann, Dipper e Klinkhammer ? è pervasa da un senso di colpa per l’assenza di una resistenza armata; una colpa che andrebbe alleggerita dalla considerazione che altrove la resistenza antifascista è stata mobilitata dall’occupazione straniera che in Germania, fino agli sgoccioli, è mancata. La storiografia italiana è divisa tra chi enfatizza il carattere tardivo, legato alle disavventure belliche, dell’antifascismo nostrano, e chi, pur ammettendo le discontinuità, ne evidenzia le lunghe radici. I saggi di Rapone, Natoli e Vittoria, forniscono buoni argomenti alla seconda schiera. In Spagna, dove, con la guerra alle spalle vinta dal dittatore, il ?lungo viaggio? è stato lunghissimo, la storiografia, ripercorsa dai saggi di Sevillano e Ginard, indica che l’attività politica clandestina, soprattutto comunista, solo a partire dagli anni Sessanta ? quando l’apparato repressivo comincia a smagliarsi ? riuscirà a comporre, insieme al dissenso di origini falangiste e cattoliche, il quadro di un’opposizione consistente. La quale tuttavia fu incapace di approdare alla democrazia senza le intese di vertice che portarono alla transizione del dopo Franco, i cui incunaboli il saggio di Juliá illustra con molta efficacia.

Gabriele Ranzato