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M. Elisabetta Tonizzi (a cura di) – Stampa e giornalisti in Liguria tra l’ultimo fascismo e la Repubblica. 1943-1947 – 2008

M. Elisabetta Tonizzi (a cura di)
Roma-Bari, Laterza, 214 pp., euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2008

Il volume è frutto di una puntuale indagine svolta su materiale di prima mano, quotidiani e periodici stampati in Liguria, durante una fase storica di transizione densa di interessanti risvolti per il giornalismo e soprattutto per i giornalisti. Questa è la principale intuizione che ha ispirato la ricerca che, al di là dell’apprezzabile contributo relativo alla storia ligure, disvela percorsi e vicende assolutamente paradigmatici per l’intero giornalismo italiano. Dalla ricerca scaturiscono casi assai originali della vicenda dell’editoria genovese, che rappresentano un unicum per l’intera storia del giornalismo. Originale è l’analisi dedicata alla mancata fascistizzazione de «Il Lavoro», quotidiano socialriformista, la cui sopravvivenza nel regime veniva garantita dalla personale mediazione del sindacalista Ludovico Calda, capace di riportare in edicola il foglio un anno dopo l’introduzione delle leggi fascistissime. Il periodico fondato dai portuali si sarebbe così segnalato negli anni ’30 per la sua prestigiosa terza pagina, con la collaborazione di alcuni intellettuali antifascisti, ma soprattutto per la marcata autonomia di cui godeva tanto da esentarlo, di fatto, dalla forzata pubblicazione delle consuete «veline» imposte dagli uffici di propaganda. Il privilegio accordato a «Il Lavoro» terminava con l’entrata in guerra, nel momento in cui la proprietà veniva rilevata dalla Confederazione lavoratori dell’industria che ne affidava la direzione a Granzotto, tipico prodotto dei Littoriali di giornalismo. Un percorso altrettanto originale, ma più ortodosso, può essere individuato nel periodico cattolico «Il Cittadino», alla cui direzione si avvicendavano nella fase successiva al primo dopoguerra figure del calibro di Crispolti e Pellizzari. Dopo il Concordato la tradizionale autonomia della testata veniva solo formalmente preservata dall’arcivescovo Minoretti, che per mantenere in vita il quotidiano doveva attestare la linea editoriale ad uno sbiaditissimo conformismo.La ricerca non tralascia le vicende personali di alcune prestigiose figure della stampa ligure. In particolare, le vicissitudini di due grandi firme del giornalismo genovese: Giovanni Ansaldo e Flavia Steno. Il primo, caporedattore de «Il Lavoro», finiva per diventare uno dei più stimati collaboratori de «L’Italiano» di Leo Longanesi, oltre a partecipare alla guerra d’Etiopia, al ritorno dalla quale avrebbe assunto la direzione de «Il Telegrafo», testata di proprietà della famiglia Ciano. Interessante, e forse meno noto, il percorso della Steno, direttrice del settimanale femminile «La Chiosa». Liberale, nazionalista, conservatrice e inizialmente fiancheggiatrice del nascente movimento fascista, ne prendeva ben presto le distanze, non condividendo l’uso indiscriminato della violenza. La sua denuncia, duramente stigmatizzata dall’organo del fascismo militante genovese, il «Giornale di Genova», avrebbe comportato il suo allontanamento dalla prestigiosa redazione de «Il Secolo XIX», nonché la vendita della propria testata.Il volume, oltre ad apparire molto documentato, è accompagnato da una puntuale appendice prosopografica dedicata alle figure del giornalismo ligure e genovese.

Marco Pignotti