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Manlio Brigaglia (a cura di) – Per una storia della riforma agraria in Sardegna – 2004

Manlio Brigaglia (a cura di)
Roma, Carocci, pp. 213, euro 17,20

Anno di pubblicazione: 2004

La riforma agraria fu, certamente, una delle più significative ?rivoluzioni? portate avanti nel secondo dopoguerra. E Antonio Segni ne fu non solo il principale ispiratore, ma anche il più deciso realizzatore. Nel rievocare la complessa attività legislativa messa in atto in questa occasione, Manlio Brigaglia parla del ?più ambizioso tentativo di cambiare la struttura stessa della società italiana?. Il volume raccoglie alcune delle relazioni di due convegni tenuti a Sassari negli ultimi anni, il primo dedicato a Antonio Segni e il problema della terra e il secondo appunto alla riforma agraria.
Di una vera e propria rivoluzione parla anche Corrado Barberis nella sua relazione dedicata ai cinquant’anni della riforma in Italia e in Sardegna. Il sociologo afferma per altro che la redistribuzione delle terre riuscì nell’intento di stimolare la crescita di imprenditività contadina capace di ridurre la distanza tra l’agricoltura del continente e quella dell’isola. All’analisi dei risultati della riforma fondiaria in Sardegna, negli anni Cinquanta, si dedica Maria Luisa Di Felice che viene da anni di studio sulla realtà economica dell’isola. Partendo dalla difficile situazione del dopoguerra e dalle lotte contadine: il 1944 era stato segnato dalla famosa invasione delle cavallette e dalla siccità, l’agricoltura era ancora in condizioni di estrema arretratezza legata all’alternanza delle colture e al pascolo brado. In questo quadro si inserisce l’intervento innovatore della riforma, che intendeva modernizzare e liberare l’agricoltura dell’isola. Di Felice la definisce ?incompiuta? perché rimasta all’interno della DC e perché ostacolata nel suo percorso. In Sardegna il compito di realizzare concretamente la redistribuzione delle terre spettò all’Ente per la trasformazione fondiaria e agraria in Sardegna (ETFAS) istituito nel 1951, che in effetti realizzò solo una parte il progetto iniziale. Maria Rosa Cardia, studiosa delle istituzioni politiche, si è occupata invece della legislazione agraria della Regione Sardegna a partire dall’autonomismo, dunque dal 1949 fino al 1957. La prima giunta regionale avviò una complessa attività legislativa per realizzare la riforma e incentivare l’opera di bonifica idraulica, l’introduzione dei mezzi meccanici, la riduzione delle terre incolte. Tuttavia, già all’inizio degli anni Cinquanta la spinta riformatrice cominciò a rallentare ed inoltre alcune leggi, anche di notevole importanza, furono rinviate dallo Stato. In sostanza, alla fine del decennio ? secondo Cardia ? la vera riforma agraria non era stata effettivamente ancora compiuta. Aldo Accardo ha scritto del movimento contadino e del rapporto con i partiti politici nella Sardegna del dopoguerra. Ultimo ma non meno rilevante, il contributo del giurista Pietro Rescigno, dedicato alla proprietà fondiaria e ai ?patti agrari? nel pensiero e nell’opera di Segni.
Nel complesso si tratta di un’opera che, se pure si presenta con i caratteri di una certa frammentarietà, tuttavia tenta di tracciare un primo bilancio critico di uno dei momenti riformatori più significativi dell’ultimo cinquantennio, segnatamente in Sardegna.

Cecilia Dau Novelli