Cerca

Marcella Guglielmo (a cura di) – Storia di Torino, storia di una città – 2004

Marcella Guglielmo (a cura di)
Bologna, il Mulino, pp. 217, euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2004

Come precisa nella sua prefazione Pietro Rossi, questo agile volume ha avuto origine da un convegno celebrativo del secondo centenario della Classe di Scienze morali della Accademia delle scienze di Torino. Invece della consueta commemorazione si era scelto di sviluppare una riflessione critica sulla grande Storia di Torino in nove volumi pubblicata tra il 1997 e il 2002. I saggi qui presentati mettono dunque in luce le linee portanti di quella impresa e la collocano sullo sfondo di una larga comparazione con altre iniziative simili.
In questa ottica non stupirà allora trovare l’intera seconda parte del libro dedicata a storie di altre città. Elena Fasano Guarini riflette sulla Storia di Prato che ? come è ben noto ? fu promossa da Fernand Braudel; Giorgio Chittolini commenta la Storia di Milano della Fondazione Treccani e Giuseppe Galasso la Storia di Napoli. Vittorio Vidotto prende spunto dalla iniziativa avviata da Laterza in parallelo a quella einaudiana, e analizza varie storie di Roma tenendo peraltro conto di un arco cronologico molto ampio, che gli consente di soffermarsi sull’Istituto di studi romani fondato nel 1925 da Carlo Grassi Palazzi con lo scopo di curare una ?Grande Enciclopedia Romana? (p. 173). Altrettanto importante per un quadro di comparazione appare la Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima edita dall’Istituto dell’Enciclopedia italiana. Qui ne scrive Gherardo Ortalli (pp. 131-150), che per converso sottolinea una delle specificità dell’iniziativa torinese: la notevole attenzione tributata alla conoscenza storica e al ?ruolo che la storia come disciplina ha nella cultura dei nostri giorni? (p. 132).
La prima parte del volume è invece dedicata ad una riflessione su sei dei temi trattati nella Storia di Torino. Enrico Guidoni sottolinea ?omissioni e lacune? rispetto all’importante tema della struttura urbanistica (p. 13). Giuseppe Berta parte dal concetto di ?one company town? riferito quasi spontaneamente a Torino. Eppure, sottolinea, ?l’arco di tempo per il quale si può parlare di Torino come ?città fabbrica’ appare limitato, perché va, grosso modo, dalla fine della prima guerra mondiale agli anni ’70? (p. 22). Al tema della cultura è dedicato un secondo preciso e dettagliato intervento di Galasso, che depreca peraltro la non sufficiente attenzione dedicata dall’opera a figure come Gobetti, ed entra nel merito di quasi tutti i singoli contributi, rilevando in particolare la precisione degli interventi sulla cultura politica del secondo Ottocento. Mentre Marco Segàla ? a proposito di scienza e tecnica ? si concentra quasi esclusivamente, e in modo riduttivo, sulla figura di Avogadro, Ferdinando Bologna sottolinea la ancora insufficiente attenzione dedicata alle arti pur nel valore degli interventi presenti nei volumi considerati. Giulio Ferroni sottolinea il provincialismo sabaudo di primo Ottocento e ripercorre i momenti salienti di varie stagioni in cui il nome di Torino ha significato imprese decisive, dalla presenza di Gramsci a quella di casa Einaudi, fino ad anni a noi più vicini: quelli di Lalla Romano e Dario Voltolini.

Ilaria Porciani