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Marcello Flores (a cura di) – Stupri di guerra. La violenza di massa contro le donne nel Novecento, – 2010

Marcello Flores (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 248 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il volume raccoglie i risultati di un progetto cofinanziato dal Miur e intende offrire nuove prospettive di analisi sulle violenze di massa del ‘900 utilizzando un approccio di genere. Il saggio di apertura, del sociologo Fabrizio Battistelli, solleva alcune questioni concettuali e di metodo, a partire dall’intreccio fra cultura militare e identità maschile. I contributi successivi, invece, sono raccolti in sezioni distinte in base a diversi momenti storici. La prima e la seconda parte riguardano rispettivamente il primo e il secondo conflitto mondiale, mentre la terza fa genericamente riferimento agli Stupri di guerra oggi e affronta casi assai diversi fra loro: il ricordo contemporaneo degli stupri nel basso Lazio, la violenza di genere nelle dittature latino-americane e la violenza sessuale nella ex Jugoslavia, in Rwanda e nell’area dei Grandi Laghi africani.Il contesto principale in cui sono indagate le violenze di massa è dunque quello bellico, visto da versanti diversi. Il saggio di Bruna Bianchi porta l’attenzione su una pagina poco studiata della storia della Grande guerra, quella degli abusi perpetrati contro le donne serbe da parte degli eserciti austro-ungarico, tedesco e bulgaro. L’altro contributo relativo al ’14-18 guarda ancora alle violenze commesse da austriaci e tedeschi, offrendo un’originale ricostruzione delle modalità in cui esse sono rappresentate nella pubblicistica, nella letteratura e nella stampa italiane. Barbara Montesi si concentra sui bambini nati dagli stupri, e il dibattito pubblico su questo tema le consente di sottolineare la questione fondamentale della continuità fra costruzione dei generi in tempo di pace e violenze sessuate in tempo di guerra.Più note le vicende relative agli stupri commessi dall’esercito sovietico, a cui sono qui dedicati ben tre contributi (Magda Martini, Serena Tiepolato, Matteo Ermacora), che di fatto costituiscono l’intera sezione sul secondo conflitto mondiale. L’argomento è trattato da punti di vista differenti: dal ruolo giocato dalla propaganda antitedesca nella «preparazione» dell’Armata rossa, alle memorie individuali e collettive degli stupri di massa. Quest’ultimo tema è affrontato estesamente da Martini, che esamina i percorsi delle memorie pubbliche e private intrecciandoli agli sviluppi della storiografia sulle violenze contro le donne e più in generale sulle conseguenze della guerra per i civili tedeschi. Emerge così una questione cruciale, quella dell’interazione fra gli studi sulla violenza di genere e la storiografia generale. Una questione che torna anche nel saggio di Maria Rosaria Stabili e Benedetta Calandra, in cui le violenze contro le donne sono esaminate in quanto componenti dei sistemi di repressione dei diversi paesi latinoamericani, e dunque alla luce degli studi che ne hanno ricostruito la specificità.Complessivamente il volume offre spunti di riflessione interessanti e nello stesso tempo esorta a procedere nella ricerca: c’è ancora molto lavoro da fare perché la storiografia possa compiere quello «spostamento metodologico» di cui parla Flores nell’introduzione.

Silvia Salvatici