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Marco Cavina – Il padre spodestato. L’autorità paterna dall’antichità a oggi – 2007

Marco Cavina
Roma-Bari, Laterza, X-360 pp., Euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2007

L’a., storico del diritto, ha già dedicato al tema della patria potestà un’opera corposa, apparsa in due volumi nel 1995 per i tipi dell’editore Giuffrè. Si era allora concentrato sullo ius corrigendi nella cultura giuridica pre-unitaria e, in particolare, nel Ducato estense; torna ora sul tema dando al lavoro il taglio di una sintesi di lungo periodo e avvalendosi di uno sterminato apparato bibliografico ed erudito.Il libro è costruito attorno alla tesi di un «progressivo, fatale annientamento dell’autorità paterna in Italia e in Europa» (p. VII). Un «retaggio» antico e di antico regime – al quale è dedicata la prima parte del volume – è spazzato via dal trionfo di Edipo, come sintetizza il titolo della seconda parte.Le tappe del cambiamento che Cavina individua sono fondamentalmente due. La prima è data dalla Rivoluzione francese e, soprattutto, dall’assestamento di età napoleonica: i poteri paterni vengono ridimensionati in una chiave individualistica che lascia emergere i diritti dei figli/cittadini, salvaguardando però i tratti essenziali dell’imago paterna. Si tratta di un equilibrio che, sul piano normativo, resta inalterato in Europa per un secolo e mezzo e che, nell’economia del volume, assume grande rilievo. Il piano del discorso è duplice: per un verso i diritti e i doveri codificati che normano concretamente il rapporto tra padri e figli e, per altro verso, il significato politico dell’autorità paterna, la sua attitudine di lungo corso a farsi significante dell’ordine politico. Un collegamento più esplicito tra paternità e caratteristiche di genere della cittadinanza liberale avrebbe per la verità arricchito il discorso: la «Rivoluzione dei figli» non è forse la rivoluzione dei «figli maschi»? L’esclusione delle donne dal diritto di voto non avviene forse a partire da questo riassestamento della paternità (che è anche riassestamento della maternità, qui invece ignorata)?La seconda tappa del mutamento riguarda le riforme degli anni ’70: «puerocentrismo» e intervento dello Stato a difesa del bambino, che avevano già segnato la prima metà del ‘900 (si pensi al fascismo italiano), precipitano in una riforma del diritto di famiglia che, su scala europea, cancella addirittura la patria potestà. L’approdo giuridico di questo processo viene indicato nel concetto di «responsabilità genitoriale, verso cui procede visibilmente l’intera esperienza europea»: «il concetto di diritto dei genitori sfuma nell’idea di dovere puerocentrica» (p. 294). Un processo innegabile e tuttavia valutato dall’a. con eccessivo ottimismo quando afferma che, ormai, «il rapporto è tutto fra la pubblica autorità e il singolo cittadino [?] mentre l’istituzione familiare sostanzialmente svapora fuori dalla visione del legislatore» (p. 297). I processi di risignificazione politica della famiglia degli ultimi anni sembrerebbero suggerire il contrario. Ma è un merito specifico di questo volume quello di aprire – nei suoi presupposti quanto nelle sue conclusioni – nuovi interrogativi sulla natura e sui caratteri della cesura rappresentata dagli anni ’60 e ’70 del ‘900.

Domenico Rizzo