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Marco Fincardi (a cura di) – Emigranti a passo romano. Operai dell’Alto Veneto e Friuli nella Germania hitleriana – 2002

Marco Fincardi (a cura di)
Sommacampagna (Vr), Cierre, pp. 249, euro 12,50

Anno di pubblicazione: 2002

Nel volume è analizzata la ricaduta sociale dell’emigrazione veneta e friulana in Germania, nel 1938-43, che si pone nel solco della tradizione di espatri stagionali di italiani in terra tedesca (provenienti soprattutto dal Nord; nel 1911 dal solo Veneto, che comprendeva il Friuli, partì oltre il per cento) ma che è anche peculiare (Marco Fincardi). Temporanea come le precedenti, essa è però organizzata ideologicamente e materialmente dal regime; dal trevigiano partirà uno dei contingenti più numerosi, con le divise della CFLA e CFLI (sahariana e berretto azzurro; verdi i pantaloni o le gonne dei rurali, blu il completo degli operai). Attraverso la stampa locale, il regime propaganda una immagine degli espatri che cozza con la realtà: in omaggio all’ideologia antimigratoria le partenze vengono giustificate in nome dell’alleanza con la Germania; i partenti sono definiti ?camerati del lavoro?; si insiste sul binomio ?Dio e Patria?, facendo riemergere lo stereotipo del veneto ?obbediente? e morigerato. Il 1941 vede il grande arruolamento degli operai industriali, conseguenza del fallimento della ?guerra parallela? che subordinerà definitivamente l’Italia alla Germania; ma le condizioni di lavoro nel Reich peggioreranno, causando tensioni; la catastrofe dell’8 settembre ?43, trasformerà in lavoratori coatti i 100.000 rimasti oltre Brennero (Luigi Urettini). La fotografia immortala le partenze da Vittorio Veneto, centro di riferimento del trevigiano (Daniela Bonotto). L’autobiografia di Luigi Menaghel, metalmeccanico emigrato nel 1941, diventa storia di tanti, tanto più preziosa quanto meno è rimasta traccia della loro esperienza (Alessandro Casellato). Favorita dalla crisi economica che toccò il Friuli negli anni Trenta, la propaganda fascista mobilitò numerosi lavoratori; come nel Veneto l’emigrazione venne camuffata da ?vacanza in terra tedesca?. Il regime sottolineò la novità degli espatri ?per assecondare la naturale laboriosità dei friulani? (p. 163), mentre l’impatto con la Germania allargò gli orizzonti culturali, logorando il consenso al regime (Matteo Ermacora). Sul Bellunese si concentra Adriana Lotto, mentre chiudono il volume le pagine dedicate ai missionari scalabriniani, che assistevano gli emigrati mostrandosi relativamente autonomi sia dalla chiesa, sia dal regime (Matteo Sanfilippo).
Pregi dell’opera sono la collocazione di questa emigrazione nell’onda lunga degli espatri in Germania, aspetto che ? come già rilevato da Maura Palazzi (cfr. Donne sole, Milano, Bruno Mondadori, 1997) ? era stato trascurato nelle opere generali di Brunello Mantelli e Cesare Bermani, e l’accento sull’area veneto-friulana. A dare risalto ai singoli contributi sono la densa Introduzione di Mario Fincardi e il saggio introduttivo di Roberto Sala, che offre una rassegna storiografica degli studi italiani e tedeschi sul tema.

Giovanna D’Amico