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Marco Mondini – Veneto in armi. Tra mito della nazione e piccola patria 1866-1918 – 2002

Marco Mondini
Introduzione di Piero Del Negro, Gorizia, LEG, pp. 213, euro 14,50

Anno di pubblicazione: 2002

Una piccola casa editrice di Gorizia ospita nella collana dedicata alle guerre e giunta ormai al dodicesimo volume questa prima monografia di Mondini, che già si era fatto conoscere con alcuni saggi pubblicati in volumi collettanei e su riviste.
Come sottolinea anche Piero Del Negro nelle sue pagine introduttive, si tratta di uno studio assai distante dalla tradizionale storia militare e attento invece ? sulla scorta delle indicazioni tra gli altri di Deàk ? alla storia sociale dell’esercito. Questo tema, sul quale ancora tanto lavoro resta da fare, viene qui sviluppato in un contesto regionale preciso e forse decisivo: quello del Veneto di terraferma negli anni che vanno dall’annessione alla Prima guerra mondiale.
La ricerca, condotta su fonti assai varie e capace di andare in profondità, consente di sfatare molti miti, e di cogliere quella che ? almeno in rapporto al modello piemontese ? pare essere una specificità veneta: lo scarso interesse per l’esercito soprattutto nella classi dirigenti, che non si segnalano per entusiasmo nell’abbracciare la carriera militare. Il lungo arco di tempo analizzato e le indagini sui luoghi di formazione delle élites militari confermano in sostanza quanto scriveva Livi nel 1917, che cioè ?dal Veneto venivano proporzionalmente meno allievi ufficiali che da tutte le altre regioni italiane? (p. 177).
Di fatto, scrive Mondini ?l’indotto economico della presenza militare è tenuto in grande considerazione dalla classe dirigente locale; il folclore militare occupa un posto di rilievo nelle cerimonie; la conflittualità tra ufficiali, soldati e borghesi è ? salvo occasionali conflitti ? inesistente. Eppure gli ufficiali rimangono ai margini dei circuiti della sociabilità e vivono in una sorta di mondo parallelo? (p. 212). Dal volume emergono i rapporti sfaccettati tra esercito e popolazione civile in momenti cruciali ed eccezionali, come l’intervento delle truppe di Pianell per portare soccorsi a Verona allagata nel 1882, dal quale nasce la leggenda del ?soldato Sgobba?, mitico fantaccino che avrebbe costruito un ponte volante; ma anche gli scandali: celebre all’epoca quello che coinvolse un tenente accusato di aver squartato e gettato nell’Adige la sua amante. Ma l’autore cerca di andare oltre queste emergenze per individuare anche la normalità e quasi la vita quotidiana soprattutto degli ufficiali, studiata in rapporto alle politiche matrimoniali messe in atto: stretto era ovviamente l’intreccio tra ?matrimoni e patrimoni? e spinoso il problema del decoro delle famiglie degli ufficiali, che spesso ? anche qui come altrove – era garantito solo attraverso l’oculata scelta di una sposa che portasse in dote mezzi sufficienti a non sfigurare in società.
Le donne non sono assenti da un quadro che individua nella vita militare anche la costruzione di modelli di mascolinità e pone una serie di problemi rispetto al rapporto dei militari con il sesso: così troviamo nel libro anche la prostituzione ?civile? che sfuggiva alle autorità militari e accenni alle ?unioni libere? e all’?amore girovago? delle donne senza fissa dimora e al seguito della truppa (pp. 190-1).
Il più riuscito mi pare l’ultimo capitolo, che attinge largamente e in modo appropriato anche alle fonti letterarie, da Rigoni Stern al realismo di Paolo Monelli e mette a fuoco alcuni aspetti importanti della costruzione del ?mito alpino?.

Ilaria Porciani