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Margaret Kohn – Radical space. Building the House of the People – 2003

Margaret Kohn
Ithaca-London, Cornell University Press, pp. 203, $ 19,95

Anno di pubblicazione: 2003

Filosofa della politica, Margaret Kohn offre nel suo libro un’analisi ricca e suggestiva dei luoghi della working-class italiana tra Otto e Novecento. Partendo da un’ampia ricognizione teorica del rapporto dello spazio con la politica, la democrazia e i movimenti sociali e scavando nella dimensione testuale dei luoghi, Kohn dialoga con una serie di autori che le consentono di integrare critical theory, spatial analysis e storia sociale. Lefevre, Deleuze, Foucault, Certeau, Agulhon, Thompson, tra gli altri, fanno in questo senso da sfondo ad un’analisi volta a mostrare come alcuni spazi condivisi ? cooperative, Case del Popolo e Camere del Lavoro dell’Italia centro-settentrionale ? abbiano plasmato azioni, identità e scelte funzionando da risorse per resistere a relazioni politiche oppressive.
Il potere di questi luoghi è decostruito dall’autrice a tre livelli, l’esperenziale, il sociale e il simbolico, in grado ognuno di restituire aspetti salienti dello spazio, vale a dire la sua dimensione percettiva, il suo essere dispositivo di interazione e formazione di appartenenze collettive, il suo proporsi come deposito di significati e memorie. Nei capitoli centrali del libro vengono presentati e discussi alcuni temi (associazionismo, movimento cooperativo, municipalismo) proiettati su scenari fisici e geografici specifici, accomunati dall’esigenza di soddisfare bisogni concreti e di integrare gli individui in una concezione condivisa della realtà. Storie, aspirazioni, desideri, bisogni, idee si intrecciano in una mappa della politica che trova in alcuni microcosmi ? le Case del Popolo innanzitutto ? piena espressione. Luoghi della soggettività e dell’intersoggettività, della creatività e dell’emancipazione, del potere e dello scontro, delle idee e del corpo, dell’esperienza e della cittadinanza, gli spazi analizzati si configurano come ?appropriated spaces? (p. 89), dove al controllo subentrano la sperimentazione e la continua revisione di comportamenti, forme di socializzazione e relazioni. Attraverso la pratica del luogo, Kohn mostra come lo spazio sia fondamentale non solo per definire ?transformative politics? (p. 7), ma anche per comprendere la natura dei gruppi politici specifici e delle loro idee di coesione, solidarietà e comunità.
Integrando fonti eterogenee che vanno dai regolamenti interni dei luoghi studiati agli articoli di giornale, dai rapporti di polizia alle memorie private, l’autrice costruisce un percorso di lettura a volte spiazzante, ma denso e stimolante soprattutto in relazione all’oggi e al rafforzamento di un concetto di democrazia utile a decostruire la geografia di potere in cui viviamo. ?Theory is the mechanism through which sediments of past struggles over power and interpretation can trascend their immediate context to illuminate new conjunctures? (p. 3): con questa premessa, Kohn si confronta con un momento peculiare del processo di democratizzazione italiano ma non solo, arricchendo il nucleo della teoria della democrazia e stimolando l’odierna idea di mobilitazione e di spazio di resistenza.

Simona Troilo