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Margherita Pelaja – Scandali. Sessualità e violenza nella Roma dell’Ottocento – 2001

Margherita Pelaja
Roma, Biblink, pp. 154, euro 14,64 (Il testo è disponibile anche in formato elet

Anno di pubblicazione: 2001

È una raccolta di sei saggi che erano stati pubblicati, in sedi diverse, tra il 1981 e il 1996. L’Introduzione di Renata Ago (pp. 7-16) è preziosa nel sottolineare il percorso compiuto: dalla attenzione privilegiata all’individuale, condivisa dal gruppo di ?Memoria? dove il primo contributo apparve, fino all’impostazione più recente dove le vicende di donne e uomini ?subalterni? sono viste sullo sfondo di comportamenti collettivi e di alcuni valori condivisi tra popolo dei fedeli e autorità civili ed ecclesiastiche.
Oltre al comune denominatore tematico ? rapporti sessuali illegittimi, violenze carnali, matrimoni e infanticidi nella Roma e dintorni dell’Ottocento ?, un filo conduttore importante nella raccolta è quello metodologico, perché in ogni saggio l’autrice ricorre sostanzialmente allo stesso tipo di fonti giuridiche, ma con interrogativi e modalità sempre più complessi. Dal Tribunale civile e penale di Roma ha estratto un caso di infanticidio (commesso nel 1882 da una serva abruzzese emigrata a Roma), narrato in modo scarno per riproporre problematicamente la questione del sentimento materno; dallo stesso fondo ha individuato e collegato fra loro due altri infanticidi avvenuti nella stessa piccola comunità a distanza di un lustro, per verificare quali tensioni e strategie si scatenino non tanto tra i diretti protagonisti, o intorno alla creatura partorita e uccisa, o riguardo all’onore della donna incriminata, quanto nelle dense relazioni cui fanno riferimento i nuclei familiari coinvolti, il cui prestigio sociale è rimesso in gioco. Dagli atti della Segreteria del Vicariato, Pelaja ricava dati su creature e madri illegittime, matrimoni riparatori, per analizzare quali siano stati i percorsi di vita delle nubili a partire dalla nascita di un figlio che hanno riconosciuto. Dal Tribunale Criminale del Vicariato, che aveva la giurisdizione sui reati contro la morale e la religione, segue il capillare sistema ecclesiastico di controllo del concubinaggio per evidenziare che esso tendeva a regolarizzare più che a reprimere, e come i cittadini dello Stato del Papa cercavano di sfuggirvi o invece di valersene. A partire dagli unici due registri di Querelari rimasti dello stesso Tribunale, l’autrice individua i casi di stupro, appena una ventina tra il 1848 e il ’49, ma su questo materiale esiguo esibisce una lettura critica sulle caratteristiche della narrazione, sulle difformità lessicali nel discorso giuridico e in quello popolare che rinviano a universi mentali diversi, entrambi complessi. La raccolta di questi saggi ben conferma quanto, nella connessione tra storia giuridica e storia sociale, sia fruttuosa l’impostazione per problemi.

Patrizia Guarnieri